Volontà - anno XX - n.12 - dicembre 1967
~ione dei poteri, ministero pubblico, giuria, organizzazione amministrativa e giudiziaria» (27). Tuttavia gli uomini saranno costretti a viv.::re in società solo in virtù del contratto e non in fooa di un potere superio1·e. « Infatti, quando con uno o più dei miei concittadini io tratto una data faccenda, appare chiaro che allora !a mia sola volontà rappresenta la mia legge; sono io stesso che. adt:.:mpiendo il mio impegno, costituisco il mio governo. Se pert:into il contratto che io con– cludo con cer1uni potessi farlo con tutti; se tutti potessero rinnovarlo fra di loro; se ogni gruppo di cittadini - comune. cantone, dipartimento, corporazio– ne, compagnia, ecc. - costituito da un simile contratto o considerato come per– sona morale. potesse in seguito e sempre negli stessi termini, trattare con ognu– no degli altri gruppi e con tutti, ciò verrebbe ad essere esattamente come se la mia volontà si ripetesse all'infinito. Avrei clllora la certezza che la legge stabi– lila in tal modo in tutti i punti della Repubblica. att:-averso innumerevoli ini– ziative differenti, non sarebbe mai altro rhe la mia propria legge; e se un tale stato di cose dovesse chiawarsi governo, sarei allora certo che questo sarebbe il mio prnprio governo. TI regime •iei contratti sostituito a quello delle leggi verrebbe a costituire il governo dell'uomo e del cittadino, la vera sovranità popolare, la Repubblica» (28). « La Repubblica è l'organizzazione in cui, - pur rimanendo Jibere tutte le opinioni ed altività. e per il fatto stesso del contrasto fra le varie opinioni e le varie volontà -, il popolo pensa ed agisce ccme un sol uomo. Nella Repub– blica, ogni cittadino, pur seguendo la propria volontà, e null'altro che la pro– pria volontà, panecipa direttamente alla lt:gislazione ed al governo, allo stesso modo con cui partecipa alla produzione ed alla circolazione- della ricchezza. lvi ogni cittadino è re, perchè dispone pienamente del potere e quindi regna e governa. La Repubblica è l'anarchia positiva. Non è nè la libertà sottoposta all'ordine. come avviene nella monarchia costituzionale, nè la libertà impri– gionata nell'ordine, come l'intende il governo provvisorio. E' la libertà recipro– ca, non quella che si sottopone a dei limiti; la libertà non figlia ma madre dell'ordine» (29). L'arnarchia ci appare facilmente « come il colmo del disordine e l'espres• sione del caos. Si racconta che un borghese di Parigi del secolo XVII avendo sentito dire che a Venezia non c'era il re, fosse preso da un vivo accesso d'ila– rità, non potendo riaversi dallo stupore al solo pensiero di una cosa tanto as– surda. Tanto è la forza de-i pregiudizi in noi 1► (30) Per dissipare tnli concetti, Proudhon tratteggia rapidamente il modo con cui dovrebbe organizzarsi la vita sociale in regime anarchico perchè essa pos– sa disimpegnare le mansioni oggi attribuite allo Stato. (27) "Ou'esH:e que a propriélé •, Introd. p. XIX.XX. (28) • ldée générale ,., p. 235•236. (29) "'Solu1ion du problème socia!,., p. 119. (30) • Qu'est•CC que la proprié1é ", p. 301-302. 720
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