Volontà - anno XX - n.12 - dicembre 1967

sile di cui si l! già parlato, il Nordeste vanta una delle razioni più basse del mondo con 1.700 calorie quotidiane. li prnblema ha ormai superato il livello della carità individuale e collet– tiva, anche se disinteressata, per acquistare una dimensione politica: se non è risolto in tempo. anche attraverso il controllo delle nascite, la carestia sarà mondiale verso il 1980. Dal 1947 al 1959 c'è StéltO un momento di speranza quando, malgrado la fame di milioni di uomini, la produzione agricola aumentava annualmente del 2,5% e la popolazione del 2%; ma dal 1959 in poi, la produzione é scesa all'l.9% e la popolazione aumenta del 2,6~.,. I paesi dell'Asia, dell'Africa e del– l'America Latina, hanno oggi la forte natalità delle società di tipo agricolo e la bassa mortalità delle società di tipo industriale: se nessun meccanismo compensatore come il controllo delle nascite interviene, ciò si tradurrà nella più formidabile esplosione demografica che il mondo abbia mai conosciuta, cioè «in una catastrofe di tali proporziòni che la pace e la stabilità del mon– do occidentale ne saranno minacciate» - come scrive l'economista agrario americano E. L. Butz. E questi falli demografici si complicano anco1· più a causa dei fattori so– ciologici legati all'urbanesimo. «Certo, esistono dei paesi in apparenza insufficientemente popolati come l'Africa. ma anche là, non é possibile pensare ad un aumento della popola• zione che si accompagni ad un aumen10 della produzione. Ora, in Africa, per esempio, soprattutto dopo la decolonizzazione. interviene un problema: il la– voro è sinonimo di servaggio. Inolti·e, l'insegnamento é terribilmente male a– dattato ai bisogni. Un maestro si occupa di cento alunni ed incoraggerà Cln• que di loro. Quattro avranno il certificato di studi secondari. il quinto farà carriera all'università. I novantacinque che non avranno potuto ottenere il certificato saranno scontenti e resteranno con l'impressione di avere più o meno perso del tempo; gli altri, con il certificato in tasca non vorranno mai più lavorare con le loro mani: sarebbe un disonore. Abbandonano il loro vil– loggio, si ritrovano nelle città dove alimenteranno la cronaca della delin· quenza giovanile» - scrive testualmente René Dumont. Il punto di vista degli «ottimisti» è meno scientifico e più sociale. «L'aumento della popolazione asiatica, africana e sud-americana solleva non dei problemi di sovrapopolazione m, .1.di sviluppo economico e sociale» afferma il professore Ovsienko dell'Istituto Economico di Mosca. «Noi stimiamo che le condizioni sociali ed economiche rappresentano un fattore decisivo degli sviluppi demografici. Noi crediamo che il tasso di na– talità declina quando l'industrializzazione è instaurata, quando le donne Cn· trano nella produzione sociale. quando il livello culturale degli uomini au– menta» aggiunge T.V. Ryabouchkine, direttore dell'Istituto di Scienze sociali di Mosca. « I problcmj della popolazione, della produzione e del consumo hanno sempre avuto una· grande importanza. La storia ci insegna ch'essi non posso- 680

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