Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967

lo studio della llogmatica ebbe come conseguenza la negazione. Uguale cammino percorse Roberto Ardigò, di cui ci viene presentata la « ('Onfessione ». Ed urato da una madre profondamente religiosa, subì an– che la suggestione di un uomo eccezionale quale monsignor Martini, che vedeva in lui un discepolo pronto a collaborare alla sua lolla contro le for– me superstiziose e bigotte della fede, in favore di una religione illuminata. Perciò l'Ardigò dedicò alcuni anni allo studio intenso della dogmatica e dell'apologetica: « se non che l'esito dello studio /11 contrario di quello a cui io lo dirigeva. e che mi aspelta1Ja. A poco a poco il dubbio, sotto già da tutte le parf-ifino dai miei primi anni. e che io con una riflessione e uno Sffl– dio non interrotto ho sempre com.batt.uto. e credetti per lungo tempo vinto razionalmente. in 11ltimo rimase senza contrasti, e un bel giorno apparve alla mia mente meravigliosa come persuasione finita e come certezza impu– gnabile}) (pag. 6). Così il lungo esame delle ragioni contro la fede, fatto in vista cli un'adesione più co~ciente e della difesa della religione contro gli increduli, lo condusse insensibilmente alla negazione: alrinconscio si era maturato, a sua insaputa, il sistema positivo. Quando anche l'ultimo filo si spezzò ebbe l'impressione di non aver mai creduto in tutta la sua vila. Ma la sua negazione fu resa ancor più consapevole dalla piena conoscenza dell'idea contraria che rendeva possibile il confronto tra la coscienza del credente e quella scevra di fede. In tal modo ciò che egli chiamerà poi una « rimembranza piena di poesia», il « bel sogno >> della religione svanì ine– vitabilmente dallo spirito del fìloscfo. li quale termina la sua confessione dichiarando di ritenere il dogma dell'infallibilità del papa una vera stol– tezza. L'ateismo viene anche quasi_ per così dire. imposto dalle violente pro– ve sperimentali che. come in un crogiolo, bruciano tutte le scorie e met– tono a nudo la coscienza costringendola a vedere le cose come sono. Siamo nel terribile campo di sterminio di Treblinka: un uomo, la cui famiglia era stata tutta gassata in quel giorno. prega e cerca cli scoprire il senso mistico della catastrofe. Ma rn~a voce ribelle si leva: «rhi ringraziate? Dio? Quale Dio? E' di aver ltisciato prendere -i nostri 7Jadri. le 11ostremadri, d.i aver ucciso i nostri barnbini che lo ringraziate? Dio. Dio non esiste. e se e– sistesse e sopportasse un·infamia simile sarebbe il diavolo» (pag. 17). A questo proposito bisogna anche tener presente la drammatica notte di Natale tra gli orrori della battaglia cli Stalingrado. Il cappellano mi!i– rnre, trascinandosi faticosamente sulla neve gira da una baracca all'ahr:1 per portare ai soldati il conforto della fede e della ~·assegnazione. Final– mente giunge nella trincea a tianco della sentinella. e cerca di rivolgerle qualche parola: «quando le daranno il cambio?». «Fra due ore. Faccio un turno cli più volontariamenle. Non posso più ascoltare canti cli Natale. Pe, me. JJio è caduto a Stalingrado». (Jleinrich Gerlach - L'armata tradita Milano, 1959 - pag. 245) Le vie sono diverse, ma la conclusione è la stessa. EMTLTA RENSI 615

RkJQdWJsaXNoZXIy