Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967
un padre, ma un padre autoritario dinanzi al quale il figlio de,·e « rinne– gare se stesso». Chi rifìuta l'autoritarismo, sotto qualsiasi forma, ed è con– vinto che l'uomo debba essere una creatura libera, non può ammettere che esista un Dio al quale è necessario obbedire: << nessuna 0011ciliazione possibile t.ra il mio antiautoritarismo, il mio odio per la d01ninazone . . ed ww concezione qualunque della divinità» (pag. 2). Tanto più che da que– sta autorità di Dio hanno origine and1e tutte le altre «autorità)): Lo Stato, la chiesa, l'esercito, i padroni ecc. Del resto, anche senza una fede religiosa, afferma l'Armand, è possibile il pieno sviluppo della propria personalità e la direttiva etica - fatlo che è, quoticlianamcnlc, provato da molti esem– pi. Naturalmente con queste affermazioni, egli non vuol certo negare ai credenti il pieno diritto di credere, giacché la fede diventa un pericolo solo quando costituisce un'organizzazione sociale, che si arroga il diritto di so– praffare tutte le altre, e che vuole imporsi a tutti. Per altra via ancora si può giungere all'ateismo, per quella via che percorrono soprattutto gli studiosi di teologia e di esegesi biblica. 1 quali. dopo essersi immersi laboriosamente in questo genere di studio allo scopo di illuminare e rafTorLare la fede, ad un trailo avvertono che il terreno frana loro sotto i piedi. Fu questa la via percorsa da E. Renan: « e,1 effet (avais pour les sciences ecclésiast.iques 1111 goiìt particu/irr ». (Souvenirs d'cnfance et de jeunesse - pag. 204). Ma sarà proprio l'esame indefesso <lei sacri tesli che lo condurrà a concludere: « partoul ce sont lcs mCrnes syllogisrnes triomphants. mais posanl' sur le vide, Ics memes défauts de critique histo– rique, provcnant de la confusion des dates et cles rnilieux » (pag. 205). Sono appunto questi errori che diventano tanto più numerosi quanto più si ap– profondisce la conoscenza della Sacra Scrittura che lo indurranno a lasciare il seminMio e la vita religiosa: «mes raisons (d'abbandonare la fede) /11- rent toutes de l'ordre philologiqtte et critfr111e;Plles 11efurent 1111lleme11t de 'l'ordre métaphlsiques. de l'or<lre politique. de l'ordre moral. Les derniers ordres d'idées me 7Jaraissaie11tpeu tangibles et pliables à tout sens » (pag. 216). Non diversamente Prosper Alfaric, divenuto in seguito professore di storia delle religioni all'Università di Strasburgo, fu indotto ai primi dub– bi proprio dallo studio ragionato della Bibbia: « l.'ancfrnneté de l'homrne dépassait sans nul dot<:ede trf-s loin /es limites indiquéPS var la Bible. Com– meni expliquer alors la chronologie ·trop courte de la Cén'èse? » (De la foi Il la raison - Paris, 1955 - pag. 149). Naturalmente i dubbi aumentano strada facendo: la Trinità, la duplice natura del Cristo, gli autori della Bibbia e quelli dei Vangeli ecc .. e il pro– fessore, allora di dogrnatira. si trasforma voloni'ariamentc in professore di sl"orin dei dogmi, nel vano tentativo cli non venir meno alle esigenze della sua coscienza. Ma il lavorio continua: a poco a poco dogmi si svuotano del– l'importanza che veniva loro attribuita, ed il problema si concentra sulla fede in Dio: « le plus mauvais tour qu'on puisse ;011er à w1 crouant est dr lui demander ce qu'il entrend par Dieu » - (pag. 199). Anche in questo caso 614
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