Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967

allora, lo scOPo dell'educazione?• (...) l'ultimo scopo dell'educazione non può più essere il sapere, ma la volontà na– ta dal sapere, e la definizione di ciò cui la educazione deve tendere è: l'uo– mo personale, ossia libero. «La scuola non fornisce simili veri uomini; se essi 1u11a, 1 i.1 esistono, esistono a malgrado della scuola. Questa ci rende padroni delle cose, tutt'al pili padroni della no. stra natJra; ma non ci rende libere naqurc 11. La scuola allora, nella dotta Germa– nia, anche se invitava alla sperimenta– zione della rcalt~. alla osservazion~ scienti fica, non preparava a operare moralmente: • Cl si appaga nel com– prendere le cose e I dati, ma Il com– prendere se stessi non sembra affare di nessm1O •. La scuola non prepara al– l'avvenire, ma cerca di adattare l'edu– cando soltanto alla realtà contingente, al conformismo. • Come l..ncerte allre sfere, cosi an– che in quella della pedagogia non si lascia che la libertà 11rorompa, che Ja forza dell'opposbJonc abbia la parola; si vuole: soggezione. Si tende soltanto ad un ammaestramento formale e ma– teriale, e dai serragli degH umanisti escono sollanto del dotti, sollanto • uti– li cittadini • dal serragli del realisti, f quali entrambi non sono altro che u0- mini assoggettati •· Ed ecco ben servili e umanis1i e rea– listi! L'uomo che ha coscienza di sè, del suo diritto alla libertà, sente il bi– sogno spontaneamente di liberarsi del peso dell'ignoranza. Quindi si direbbe che il processo tradizionalmente inte– so, va invertito: non è il sapere che ci fa liberi, ma la libertà che ci fa colti. Noi pensiamo che i due processi si condizionino vicendevolmente, anche se è pur vero che la coscienza della 662 libertà fa. acquisire l'autentico .;:apcrc •. « Che cosa sono per la magg!o:· par~ le I nostri Intellettuali e colti sudditi? Sogghignanti \ìadronJ di schiavi, e schiavi essi stessi•· Dove è chiJro che la vera cultura presuppone !::! ,:nscicn~ za della libertà e una posizione di rot– tura senza comprnmessi. Lo Stirner mette in guardia contro il ocpraticlsmo,. dei realisti, i quali intesero la « prati– ca,. in un senso volgare, educarono dei «pratici» « privi d'idee e non llbcti ». Lo Stirner ritiene che l'educa:i-ione uf– ficiale è dirella solo all'intcllelto e non anche alla volontà e ciò per il fatto che il solo sapere forma dei con– formisti anzichè dei creatori, rtei rivo– luzionari. L'educazione formale degli um.,nisti è insufficiente come lo è rectuca1ione materiale dei realisti: • No! non siamo ancora tutto, quando ci muoviamo co• me utili membri della società; anz.l po– tremo essere tali soltanlo allor::, q:ian– do saremo uomini liberi, foggialorl e creatori di noi medesimi•. E' evidente la Posizione di Max S1irner in questo passo, dove il fine dell'ec!ucazionc non è la socialità, ma l'individuo, la libera personalità. Si traua perciò, per fare opera educativa, prendere ciò che di buono c'è nell'umanesimo e nel reali– smo, avvicinare il sapere alla volontà, che è come dire la scuola alla vita. • Precisamente l'uomo libero e perso– nale è un buon ciltadino (come \'Oglìo– nQ i realisti) e anche se manca di col– tura specializzata, cnidlta artistica, ccc., è un gh1dice pieno di buon gusto (come vogliono gli umani.;;ti) •. Ci pare molto attuale questo pensie– ro dello Stirner, come del resto tutta la sua concezione educativa, perchè ci insegna che la cultura o meglio l'eru-

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