Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967

strugge la forza delle idee, spegne la scintilla del genio, sommerge gli uomini nelle preoccupazioni più sordide. Al ricco, essa toglie lo sprone più efficace del– l'attività» (806); con tutto il superfluo di cui dispone, esso non può« procurar– si che lo splendore e l'invidia, la miserevole soddisfazione di restituire al po– vero, sotto forma di elemosina, quanto ragionevolmente a quest'ultimo spette– rebbe di diritto» (7951. La ripartizione inCguale dei beni costituisce altresì un ostacolo al perfe– zionamento morale. Nel ricco essa suscita l'ambizione, la vanità, la vanteria; nel povero, la violenza, la bassezza, l'astuzia, oltre all'invidia, alla cattiveria ed al rancore (810-811). « Il ricco si presenta come l'unico oggetto della stima, del– l2 venerazione di tutti. A che serve esser- temperante, puro, diligente; a che serve possedere le virtù mentali più sublimi, essere penetrato dello spirito filan– lropico più ardente; a che vale tutto ciò, quando non sì possiede nulla? Gua– dagnare del danaro e poi farne sfoggio, ecco la tendenza generale» (802). « La violenza sarebbe certo già stata vinta dall~. ragione e dall'istruzione; ma il cu– mulo delle ricchezze !rn fortificato il suo regno» (809). « Il fatto che qualcuno possegga in abbondanza cose di cui altri si trova privo in modo assoluto costi– tuisce una sorgente feconda di delitti» (809) Il bene di tulti richiede che la proprietà sia sostituita da un sistema di di· stribu'Z.ione del beni rispondente unicamente ai precetti del bene comune. Se Godwin si serve ancora del termine «proprietà» per definire quella par– te dei beni attribuita a ciascuno in rispondenza ai detti precetti, egli lo fa sol– tanto in senso figurato ; infatti, nel suo signific,1,to accettato e da noi già defi– nilo, tale parola non può significare che ua parte dei beni attribuita in forza del diritto. Per realizzare il bene generale, bisognn che ognuno possegga di che vivere convenientemente. I - « Quale criterio dovremo accettare per cletcrminnre se un determinato oggetto utile al bene di tutti deve apparter!ere a me o a qualche altra persona? Non vi può essere che una sola risposta: il criterio della giustizia» (789). « Le leggi dei vari paesi determinano la proprietà in mille modi diversi; ma nemmeno uno dispone in modo coformc alla ragione» (790). Lo spirito dì giustizia esige innanzitutto che ogni individuo abbia di che vi– ve.re . « Noi sappiamo da lunghissimo tempo che i nostri bisogni animali consi– stono in cibo, vesti, abitazione. Se la giustizia è non una parola vana, nulla vi puèi essere di più iniquo del fatto che tali cose possano venir meno a qualcuno, mentre un altro ne possiede oltre l'occorrente. Ma la giustizia non si limita a ciò; essa prescrive che nella misura in cui la somma di beni della società lo consente, ognuno ha diritto non soltanto ai mezzi di sussistenza, ma anche alle risorse che rendono la vita gradevole. Non è giusto che un uomo debba lavorare a detrimento della propria salute o persino della sua vita, mentre un altro possa far baldoria. E' ingiusto che qualcuno non abbia la possibilità nè il tempo ne- 656

RkJQdWJsaXNoZXIy