Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967
per la dittatura nella Roma antica; oppure dovrebbero riunirsi poniamo una volta l'anno, con la facoltà di prolungare le loro sedute sinO' ad un dato limite di tempo. 11 primo sistema sarebbe da preferirsi» (574). « In che cosa consisterebbe il potere di queste assemblee e giurie? L'umanità è talmente depravata dalle istituzioni attuali, che occorrerebbero, in un primo tempo delle ordinanze ed una certa coercizione per attuarle; più tardi, baste– rebbe che i tribunali proponessero un compromesso in caso di litigio e che l'assemblea nazionale si accontentasse di esortazioni alla collaborazione nello interesse generale» (576-578). «Se i tribunali cessassero dì giudicare limitandosi sollanto a dare dei consigli; se il potere diminuisse poco per volta e sollanto la Ragione rimanesse a presidio della cosa pubblica, non ci accorgeremmo forse un giorno che i tribunali e le altre istituzioni pubbliche sarebbero diventate superflue? Un uomo saggio non basterebbe forse a convincerci quanto dodici? La facoltà di un dato individuo ad istruire il suo prossimo ci sarebbe forse rivelata soltanto dalle elezioni? Occorrerebbe allora correggere ancora molti vizi e vincere non poche resistenze. Sarà questo uno degli stadii più memorabili dell'evoluzione umana. li filantropo dalla mente aperta intravvede con vivo compiacimento quest'epoca felice in cui sarà scbmparso lo Stato, questo mecca– nismo grossolano, fon1e unica e perenne di tutti i vizi, causa di tanti difetti che si potranno eliminare solo con la sua completa distruzione (578-579). LA PROPRIETA'. Poichè Godwln rigetta lo Stato in modo assoluto, egli deve fare altrettanto anche per la proprietà. Infatti, la proprietà o, com'egli si esprime, il «sistema attuale della proprietà» (794) - vale a dire la ripartizione dei beni basata at· tualmente sul diritlo - è da lui considerata come una fra le istituzioni più an– titetiche a) bene generale. « Tutta la saggezza dei legislatori e dei parlamentari è stata spesa per stabi– lire la distribuzione più assu1·da e detestabile della proprietà, in opposizione as– soluta alla natura umana ed ai principi della giustizia» (803). Il sistema attuale della proprietà distribuisce i beni non solo in modo ine– guale, ma altresì nel modo più arbitrario. «Per il fatto casuale della nascita, esso colma un dato individuo di ricchezze immense. Se capita a qualcuno di di– ventare ricco da medicante che era, è facile capire che costui non deve tale cambiamento di condizione nè alla sua onestà nè alla sua utilità. Ben spesso anzi, l'uomo più attivo e coscienzioso trova le maggiori difficoltà a non lasciar morire di fame la propria famiglia» (794). « E se, per caso, ricevo il compenso del lavoro, allora mi vien dato cento volte più cibo di quel che basta per nutrir– mi, cento volte più abiti di quel che occorra per coprirmi. Dove sta quindi la giustizia? Mettiamo che io sia il più grande benefallore dell'umanità, sarà que– sto motivo baslevole per darmi delle cose di cui non ho bisogno, mentre ciò che per me è superfluo potrebbe essere della massima utilità a centinaia e migliaia di uomini?» (795). Tale ripartizione ineguale dei beni è assolutamente contrastante col bene generale. Essa ostacola il progresso intellettuale. « Il cumulo delle proprietà di- 655
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