Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967

(ha ucciso persone e cose!). Essa viveva solo con i prnventi delle mie confc· renze, e, durante le ostilità, era stato ordinato agli uni di uccidere o di farsi uccidere, e agli altri era stato proibito di parlare. «Così, pc1· quanto a lungo abbiamo potuto, i miei collaboratori, i miei ra· gazzi e io, abbiamo prolungato l'esistenza della Ruche, sebbene questa esistenza fosse divenuia di giorno in giorno più difficile e precaria. Ma, dall'inizio dell'in– verno 1916-1917,apparve certo che dalla lotta ostinata saremmo usciti definiti· vamentc sconfitti. r prodotli ncccssad alla vita della popolazione diminuivano di mese in mese. Parigi soffriva del razionamento, nonostante la capitale fosse approvvigionata sufficientemente affinché gli abitanti non fossero spinti all'in– surrezione. Vi erano anche grandi centri di provincia, di cui il governo poteva paventare una rivolta; ma la popolazione rurale, da cui il pubblico potere non aveva niente da temere, era sempre pili sacrificata. «Alla Ruchc era impossibile approvvigionarsi sufficientemente, soprattutto mancava il carbone, e bisognava riservare ai bisogni della cucina il poco di questo prodotto che riuscivamo a procurarci. La nostra cara e familiare dimora non poteva più lotta,·e contro il rigore di una temperatura invernale, e, appena la notte scendeva, i ragazzi, per sfuggire al freddo, si rannicchiavano sotto lo spessore di calde coperle, che per fortuna possedevamo in sufficiente quantità. «Bisognò arrendersi all'evidenza e separarci da essi. Quelli che avevano an· cora una famiglia ritornarono ad essa. Presi ogni disposizione necessaria affin· ché gli a!:ri trovassero asilo in ambienti amici. Nessuno restò abbandonato. Uno ad uno, i nostri collahoratori si dispersero. Fu per tutti, piccoli e grandi, una dolornsa separazione. Ma bisognò arrendersi all'inevitabile, e la fine della Ruche era divcntJta una fatalità, sia per il razionamento sia per le nostre ri– sorse. Nel febbraio 1917, la Ruche morì, vittima come tante altre opere amaro· samente erette, dalla guerra per sempre aborrita». CONCLUSIONE Spiriti pessimisti potrebbero far notare che la Ruche durò soltanto 13 anni, (si sa pc.:rché) che p1·ese il suo vero sviluppo solo nel 1912, e che s'indirizzava solo ad una minoranza di ragazzi. Alcuni, del resto, non mancarono di rimproverare a S. Faure e ai suoi col· laboratori ciò che essi chiamavano «un sacrificio inutile,1, perché essi dicevano: «Non è con una decina di ragazzi che si cambia, si scompiglia il vecchio mon– do». Ma, aver fatto la prova, ancora una volta, del valore dei procedimenti li– bertari nell'ambito dell'educazione, ave1·e messo in pratica questi metodi o piut· tosto queste tecniche, essersi unili in qualche modo in piccoli laboratori speri– mentali, lasciando in seguito agli altri il comp!to di trarne le conclusioni, non è la più grande gloria degli anarchici? Non è forse ciò che, più delle parole, farà data nella storia del nostro movimento e che la fa già nella storia delle nostre idee? RENI! BIANCO 648

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