Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967

gli, né padri; così, ,lall"esscrc i preti cattolici sforzatamente PEHPETUI CELERI, non sogliono mostrarsi né fratelli, né figli, né ciLtadini: che per conoscere e praticare virtuosamente (JUesti Ire st,1ti, troppo im1Jorta ìl co, noscere per esperienza l'appassionatissimo umano stato cli JJadre e marito. Da (1ueste fin qui addotte ragioni, mi pare che ne risulti chiara– mente (oltre la maggior ragione cli tulle, che sono i fotti) che un popolo callolico già soggiogato dalla tirannide, difficilissimamente può farsi libe– ro, e rimanersi vernmcnte cntlolico. E per addurre un solo esempio. che troppi addurne potrei, nella riL.ellione delle Fiandre, quelle provincie po– vere. che non avendo impinguati i loro 1ne1i si erano potute far eretiche, rimasero libere: le grasse, e ridondanti di (rati, di nhati, e di vescovi, ri– masero ealloliche e serve. Vediamo ora., se un popolo che giù si ,·itrovi libero e caLtolico, si possa lungamente mantener l'uno c Paltro. Che un po1lolo soggiogato eh tanti e sì falli politici errori. quanti ne importa il viver cattolico, possa essere politicamente libero, ella i.· cosa certamente molto difficile; nrn. dove pure ci lo fosse, io credo che il con– servarsi tale, sia cosa impossibile. Un popolo, eh<' crc(le nella infallihilc. e illirnitala autorità del pa1}a, è già interamente {lisposto a credere in un tiranno, che con maggiori forze cffellive e avvalorate dal sulTraggio <' sco– muniche di quel papa istesso, lo persuaderà, o sforzerà ad obbedire a lni solo nelle cose politiche, come giù obbedisce al solo papa nelle relii;dose. Un popolo, che trema della inquisizione. (fuanto pili non dovn·, egli tre– mare di <1uell'armj Slesse elle la inquisizione .tvvalorano'? U11 po1}olo. che si confessa di cuore, puù egli non esesrc sempre schi.tvo cli chi può assol– vei-lo, o no? Dico di piì1, che dal ceto stesso elci Sacerdoti (ove un laico tiranno non vi fosse) ne insorgerebbe uno religioso ben tosto: o. se cla altra parte insorgesse un tiranno, lo approverebbero e seconclerehbero i sacerdoti, sperandone il contracambio da lui. Ed è cosa anche prowtta dai fa1ti: si veda perfino nelle semi-repubbliche italiane, i sacerdoti esservi salili assai meno in ricchezza e in potenza, che nelle tirannidi espresse di un solo. Un popolo finalmente, che si spropria dall'aver suo 1 toglien– do a se stesso, a' suoi congiunti, e ai proprj suoi figli, per darlo ai sacer– doti celibi, diventerà eoll'anclare del tempo inclubitabilmente così biso– gnoso e mendico, che egli sarà preda di chillll{JUC lo vorrà conquistare, o far servo. Non so se al sacerdozio si debba la prima invenzione del trattare come cosa saero,;anta il politico impero, o se l'impero abbia ciò inventato in favore del sacerdozio. Questa reciproca e simultata idolatria, è certa• mente molto ventusta; e vediamo nell'Antico Testamento a vicenda sem– pre i re chiamar sacri i sacerdoti, e i sacerdoti i re; ma da nessuno mai dei due udiamo chiamare, o riputarc mai sacri, gl'inconlestahili naturali diritti tli tolte le umane società. Il vero si è, che quasi tutti i popoli della 640

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