Volontà - anno XX - n.10 - ottobre 1967
un'esperienza errata, si ferma, senza riuscire a sganciarsi, l'esperienza diventa inutile. Naturalmente può darsi il caso che il dato di fatto sfa– vorevole sia senza rimedio, come avviene per tutte le calamità che hanno per causa la schiavitù cosmica degli esseri viventi. Allora l'uo– mo si rifiuta di accettare tale necessità, e cerca di evadere con I~ sua fantasia e con la volontà. Coloro che hanno coscienza di questo atteg– giamento, lo esprimono con l'angoscia di Miguel de Unamuno, il quale, dopo aver constatato (Del sentimento tragico della vita - Milano, 1914, · p. I pag. 127) che« l'immortalità dell'anima individuale è un contro– senso logico, è qualcosa non solo d'irrazionale, ma di contro-raziona– le », non esita ad affermare: <( in una parola, con ragione, senza ragio– ne o contro di essa, non ho voglia di morire>> {pag. 141) e:« non ci rassegniamo all'idea di dover sparire un giorno» (p. TI pag. 143). E su questa disperazione fonda la sua fede nell'immortalità dell'anima, rinnegando così la quotidiana esperienza della fine. Non diversamen– te gli altri uomini rifiutano il dato dell'esperienza, che pone dinanzi ai loro occhi un mondo fondato sull'ingiustizia e sul dolore, e creano con la l0ro immaginazione un dio (o pit'.1dei) dispensatore di infinita beatitudine nella vita futura. La stessa attitudine conserva l'umanità anche di fronte alle esperienze sociali negative, per le quali sarebbe pur possibile adoperarsi per cercare qualche rimedio, e dalle quali non dovrebbe distogliere la sua atlenzione. Basta tener presenti tutte le frasi che si sentono dire dai ben pensanti in molte occasioni, e che dimostrano soltanto la voglia di. .. voltarsi dall'altro lato di fronte a fatti che potrebbero disturbare la quiete, e l'assoluta inerzia con la quale ci si pone di fronte ai vari problemi: « è vero che le cose vanno male, ma potrc:bhero anche andar peggio». « In questo momento Yi sono delle difficoltà, ma presto potranno esser superate». <( Si sono scoperti abusi, colpe, atti di disonestà: ma ora si porrà rimedio a tutto>). E ancor peggio: « non è possibile che ciò sia accaduto». Così si rimane sempre al punto di partenza. La giustizia dei tribunali fun– ziona sempre allo stesso modo, gli uomini continuano a morire e ad uccidere in guerra, quando cade un governo se ne pone un altro al suo posto, sperando sempre che possa mostrarsi migliore del precedente, dimenticando il monito di Seneca « idem faciet, cum idem poterit )) (Ad Lucilium - XLll), si moltiplicano i partiti con l'eterna illusione di riuscire per questa via a risolvere i problemi umani, si presta il servizio militare con la speranza che i posteri non debbano più sot– tostare a tale onere, si combatte una guerra con la ferma fiducia di non vederne un'altra ... e così via. Ma non s'accorge l'uomo che, così facendo, continua a raggirnrsi tra gli schemi tradizionali, a ripetere gli stessi errori: è la fatica pe– renne di Sisifo, che dopo aver trascinato il masso in cima al monte, se lo vede ricadere sui suoi i::iedi. EMILIA RENSI 551
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