Volontà - anno XX - n.10 - ottobre 1967
da adempiere, per chi ha deciso la prima volta di vive1·e aulenticamente. Chi tale decisione ha preso « la prima volta», non l'ha presa però « una vol– ta per tutte»: deve rinnovare ad ogni istante questa decisione, per compiere fino in fondo il suo destino di uomo coscientemente libero, di uomo auten– ticamente uomo. Perchè da quanto sopra s'intende che se è sciocco parlare di {e pensare) una pietra più pietra di una pietra, non lo è invece per quanto riguarda l'uo– mo. Se l'uomo, specificamente, è quel– lo che ha da vivere la su.1 vita, cd è mobilità cambio e storia, significa che è progetto vitale anzitutto e nella mi– sura in cui non lo è perde realtà, è meno uomo e più natura. La pietra non decide quello che sa– rà nell'attimo futuro, e l'animale lo decide solo in parte, anzi è più esatlo dire che è la sua natura che decide per lui. L'uomo invece deve decidere di essere uomo, perchè di per sè non lo l•. L·umanità dell'uomo non è una qua. lità fissa, stabile, ma è qualcosa che si acquista in un quotidiano plebisci– to interiore. L·uomo non ha un essere, alla ma– niera di quelle che chiamiamo cose: per questo può essere di,·ersc cose; l'animale, la pietra e l'albero non pos– sono essere « uomo ». L'uomo appun– to pcrchè non è tale costitutivamente, può essere pietra, albero, animale: basta che lo scelga, o meglio, basta che lo scelga in misura sempre più de– ficiente di essere uomo. Ecco perchè l'essere dell'uomo è il problcma1ico per eccellenza; ccl ec– co pcrchè l'essere dell'uomo è la sua libertà. IV. li destino come opera d'arte. La vita, non lasciandosi racchiude– re nella definizione del materialista nè in quella dello spiritualista e trascen– dentista, sfugge alle rigide maglie del concetto. Essa ha un maximum ed un minimum tuttavia: si pone come pie– nezza di vita, autenticità, o vita in per. dita, alienazione. Ed infatli ogni vita ha un destino, una vocazione originaria, se vien me– no alla quale si disperde nell'insince– rità e nella falsificazione. Tale destino non è altro che il pro– gello vitale, tale vocazione non è che l'au1enlicità che momento per momen. to investe la decisione che prendiamo per l'attimo successivo. Ma il nostro auten1ico destino, che non può esse'"e mai l'abdicazione ad autodelcrminar– si, non è uno schema precedente al no. stro esislere concreto, al quale sche– ma poi si dovrebbe adattare il nostro fa,·e vitale. Il nostro destino è la con– tinua autenticità dell'autodecisione, ad essa immanente e con essa coinciden– te. E l'autenlicità sta nell'eversione dei topici in quanto topici-per-noi, nella produzione ed invenzione di modi cli vita coincidenti col nostro progetto, con la nQstra missione vitale, nella strulturazionc libertaria ed immagina. tiva dell'esistenza nostra. Il tragitto della vita ci si prospetta ora come genere lelterario, schema e– stetico da rimpolpa,·c di quell'opera di sublime poesia che è la vita autentica spregiudicata libera, quella c:hc il no– stro destino, la nostra vocazione alla coincidenza col nostro progetto vitale ci riservava. 597
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