Volontà - anno XX - n.10 - ottobre 1967

si innestano tutti gli altri, che si Ti· velano per quest'aspetto secondari e derh 1 anti. E la vita abbiam detto non è l'io astrailo dei filosofi, pura au1ocoscien_ za cd autoctisi, non è il soggetto fi– siologico dei naturalisti e materialisti, nè l'anima trascendente e pur incar– nata dei teologi e mistici, ma è il tra• vaglio incessante che viene dal rappor. to con la circostanza, il teniativo di realizzarsi sviluppando i nodi gordiani che la circostanza ci pone qua!:>ifosse suo compito o destino ostacolarci più che aprirsi materna. Ma noi, senza patire le illllsionì del– la colomba kantiana come Platone, sappiamo bene che l'oscurità cd intri– co della circostanza è proprio ciò che dà valore e senso nlla vita. lii. La vita come libertà. Ma se la vita si pone come radicale necessità, con non minor forza J'evi– denza ci spinge ad ammetterla come altrellanto radicale libertà. Non vi è alcuna contraddizione. La vita mi è stata data, ma non mi è stata data •folta». Contrariamente all'animale alle piante cd alle cose in genere che hanno un essere fisso, che sono ciò che sono, come la pietra che non deve farsi pietra, ma lo è dal principio, l'uomo è in ogni istante ciò che in quell'istante si è fotto, ciò che è diventato per un irrimediabile suo proprio atto di volontà. Ciò implica che l'uomo non ha una «natura», un «essere» stabile, coagu_ lato; egli è ciò che si fa. Se la vita e rapporto col mondo, con la circo– stanza - dire altro sarebbe una pura astrazione - questo rapporto non può consistere che in un perenne venire in 596 chiaro con sè e con la circostanza, in una continua creazione di un mondo sicuro in cui possa lrovare allog· gio la vita umana. Questo « mon– do» che l'uomo viene a creare, altro non è che il complesso basico di cre– denze su cui possa innestare la sua e– sistenza. Di fatto questo sistema basi– co lo ereditiamo sempre insieme con la circostanza, fa parte di essa. Ma il suo valore-per-noi, questo non lo cre– clitiamo. per il semplice fatto che i noslri problemi per essere individuali, quelli miei, quelli di ciascuno, non possono assimilarsi a quelli degli al– tri. Quindi, perduti come siamo nella selva della nostra circostanza, cerchia. mo di salvare essa e noi, fruendo dei mezzi che sono a disposizione nostra. Ma poichè la natura dell'uomo solo impropriamente può chiamarsi tale, giacchè essa è cambio, divenire e sto– ria, risulla un concetto dri'lmmatico della vita umana: la vita come dram– ma. E il dramma dell'uomo è proprio questo: decidere ad ogni istante qud– lo che sarà nell'a11imo successivo; pcrchè non è in sua facoltà non-deci– dere: la non-decisione, in fondo, è ~.n– ch'cssa una decisione, la decisione di non decidere. Ciò deriva come un corollario da quanto abbiamo detto di sopra. Se l'essere dell'uomo, ciò che specifo::a– men1e lo carallerizza, è il suo io e questo io non è allro che la sua vita. ciò che fa ad ogni istante per vivere relazionato come è alla propria circo– stanza, ogni istante gli proporziona la scelta come scelta necessaria, la neces• sità della scelta. E questa scelta non è, non può essere indifferente: non lutto ha il medesimo valore, almeno per chi ha un proge110 ,,itale, umano

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