Volontà - anno XX - n.10 - ottobre 1967
tura, quando, facendo tutto divenire, identifica sì il fare e il conoscere, rr..r il giudizio conoscitivo si staca:a dal divenire, si fa « sopranuotante al processo stesso:., si fa epifenomeno definito e quindi trascendente e a– dialettico. « La teoria dell'identità di conoscere e fare rimane fuori del– l'identità stessa e consiste in un conoscere che non e fare. Tutta la recl– tà perciò e trascesa nell'atto contemplativo di essa e da tale atto occor– re uscire per poter cominciare il processo di un conoscere che sia ef– fettivo fare >. r; momento critico è capitale: il residuo «mitico», intellettualisti– "O. « che ?Jretenda additare il tutto ponendosene fuori»; anzi, di qualun– oue filornfìa contemplativa. Il realismo e quindi, l'intellettualismo han– ne buon giuoco, sono veri contro l'idealis'mo come contro lo scetticismo, ~e· tutte è tragedia a lieto fine o melodramma con ecatombe eccetto il contemplare deE'ottimista o del pessimista, ~e tutto arriva felicemente alla sintesi o si impunta alle croci delle antitesi eccetto il giudizio ac– corr..oùante del facilone o quello di chi porta una spina nella carne. Ad Ugo Spirito non resta che considerare provvisoria anche la sua contemplazione; se l'intellettualismo è insuperabile, ogni conclusione de– ve C'<:;sere ritenuta momentanea. Se fosse definitiva, sarebbe perfetta; e SC' perfetta, sarebbe statica e morta. Non quella religiosa e dogmatica, cPe passa senza esam~ per sotto il banco, ma la stessa conclusione ra- 7,ionale. Il circolo vizioso esiste e il problematicista conferma dì non sape1r.e l1"-CirP: « La confutazione non basta a farlo m.. utar di via. perché e già scontata in partenza , . Il problematicista si chiude nel cogito e non pas– S?. ::;i nessun ergo definitivo: « L'intellettualismo si esaspera in lui ... An– ;,.i_ l'incapacità della mediazione giunge a tal Punto che il ragionamento si converte in notazione psicologica e che la filosofia del problematir:i– ·"mC -~i esaurisce in un documento autobiografico». Così accentuato, !o lnte!lettualismo diventa psicologismo e tende ad autonegarsi; lo spirito 11r,n è padrone di sé e nemmeno della natura, è consapevole dei suoi li– rri.iti e spera soltanto di superarli. A Cartesio va il merito della novità, della filosofia-domanda di con– tro alla filosofia-conclusione. Però il suo dubbio non è sincero, non è nualcosa di cui ci possiamo fidare: è aposteriori e non è quindi vissuto. ,. una prova che deve dar credito a ciò che viene in ultimo, è l'ultima ourtc. non il dr~mma di « Chi non riesce a fermarsi in una qualsiasi con– ,.11,sione e continua in una domanda che si fa sempre più radicale,. TTe;o Snirito è ll"'O scontento che deve chiarire a se stesso questo suo sta– tr .<::niritu~le_ rteve uscirne sorvolando su tutti i sistemi e ricordandosi di non incorrere in una ennesima conclusione. Definire è negare, ma, se si vive ancora, bisogna restare aperti alla nostrn. conclusione come a quella contraria. Tutto, sì, diviene. ma non è questo un divenire che arriva in ultimo come la civetta di Hegel: è un 575
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy