Volontà - anno XX - n.10 - ottobre 1967
origine psicologica comune. Nella società capitalistica divisa in classi i proprietari privati dei mezzi di produzione si appropriano del pluslavoro degli operai, cioè del valore in più che il lavoratore produce dopo aver prodotto il valore equivalente al salario che riceve. Su questa legge il capitalismo costruisce la società e le sovrastrutture che la regolano: lo Stato ed i suoi organi, magistratura, parlamento, forza pubblica, buro– crazia e via via in ogni angolo del tessuto sociale. Ma a guardare bene q-.iesta è legge àel furto: il furto del lavoro della classe lavoratrice. Que– sto non è solo una legge economica e politica, ma diventa anche coscien– za degli uomini della società capitalistica. Per cui è potente chi è più ricco, sia individualmente che come impresa. E' cioè più potente chi è più ladro e siccome è quasi generale il desiderio di diventare potenti e quindi «rispettato> è vertiginosa la corsa al furto. Cosi per il posto al sole, per arrivare, si delinque. Fino a quando pe– rò si delinque nell'ambito della legge del profitto o della equa retri.bu – zione dell'alto incarico, tutto è normale. Un passo in più, una ambizione un poco più smodata ed è il delitto. E tutti sognano la macchina, la vil– la il conto in banca, la carriera. Per fare all'amore, per dare la e tran– o,uillità > ai figli, per essere e qualcuno>. In questo ambiente delinque il ricco o il quasi ricco, il potente o il quasi potente. Ma in questo ambiente che genera questa (< coscienza> dell'uomo trova origine, spazio e spiegazione l'altra delinquenza, quella dei poveri. Il problema di questi delinquenti è naturalmente più serio anche perché è più generale. Le aule dei tribunali, specie quelle delle Corti di Assise, sono affollate di povera gente. Chi si prendesse la briga di anda– re ad indagare nella vita di queste persone immancabilmente scoprireb– be un alloggio in un basso, tanti piedini scalzi, tanti culetti nudi in un vicolo sporco, padri ubriachi che picchiano le madri, madri che fanno le prostitute. Un giocattolo rotto raccolto nella pattumiera del dottore, un ve– stito che è fatto con gli stracci della pietà. E poi a quattro anni gli oc– chietti puntati sulla luccicante vetrina della pasticceria ed il desiderio di infilare furtivamente la mano. E a dieci anni una mano che accarez– za la vetrina del rosttccierP e poi si infila nella tasca del passanti.!. La stracla è piena di automobili lussuose, le donne belle, quelle che non somigliano alla mamma o alla sorella, sono coperte da abiti di lus– so sulla porta del ristorante famoso i camerieri in livrea si inchinano al signore ed alla signora. E poi il totocalcio, i divi, i soldi, tanti soldi, solo soldi. un posto al sole. Tornare nel vicolo? Due gioiellieri uccisi e rapinati! Ladra società! Hai rubato all'a~sas– sino tutto. La carezza di una madre, un giocattolo, la capacità di capi– re che non bisogna uccidere La legge è uguale per tutti. F.N70 1.0 GWDICE 564
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