Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967
li 1926 fu un anno favorevole per rendersi conto delle debolezze reali dei sussulti rivoluzionari che seguirono ìa prima guerra mondiale. Ma il capitali– smo non aveva ancora acquistato sta– bilità e il ritorno dell'ondata rivoluzi0- naria era sempre possibile. E per Korsch (5) la preparazione a questo ritorno richiedeva un'intensificazione e non un temperamento della lotta di classi. Ma pur non esendo sparita Ja possibilità di una nuova rivolta, la con– tro-rivoluzione si raffon:ava. Tutte le forze anticomuniste, dalla destra rea– zionaria alla sinistra riformista, si uni– vano per impedire ogni soluzione rivo– luzionaria della crisi esistente. Queste forze trovarono nei bolscevichi, costret– ti a mantenere e consolidare il potere in Russia e nel mondo intero, degli al– leati indesiderabili, ma utili. Il movi– mento comunista rivoluzionario diven– ne uno strumento politico dello Stato russo e cessò così di essere una forza rivoluzionaria nel senso di Marx. Ma Korsch vide chiaramente che subordi– nare il movimento comunista interna– zionale alle necessità nazionali della Russia, era la ripetiziOne della storia della seconda Internazionale alla vigi– lia della prima guerra mondiale: signi– ficava cioè il sacrificio dell'internazio– nalismo proletario all'imperialismo na– zionale. Una critica della politica bolscevica nei suoi parOcolari era presentemente priva di significato, poichè tale politica era determinata non da una interpre– taziQne sbagliata della situazione rea– le in rapporto alle aspirazioni proleta– rie, e neppure dall'assenza cli tali aspi– razioni, o da una teoria falsa che sa- (5) K_ Korsch: " lkr Wcg dcr Komin•t·rn •· BcrPn, 1926. rcbbc stato possibile correggere per mezzo della discussione. Al contrario tale politica scaturiva direttamente dai bisogni concreti, specifici dello Stato -=usso, dalla sua economia, dai suoi interessi nazionali, da quelli della sua nuova classe dirigente, cioè i caporioni del gioco bolscevico e il loro seguito di burocrati. Il comunismo proletario sa– rebbe stato obbligato a rompere wn la Russia e la Terza Internazionale. come prima aveva dovuto rompere con il social-riformismo della Seconda Jn– ternazionale. Tullo ciò condannava, per il momento, il comunismo proletario. La combinazione delle forze ideologi• che del capitalismo tradizionale, dei suoi sostenitori social-riformisti e del capitalismo di Stato russo rivestito di orpelli marxisti era più che sufficiente per annullare una minoranza rivolu– zionaria ancora incapace di riconoscere la sua disfatta. Korsch e i suoi nuovi amici dei grup– pi comunisti detti di ultra-sinistra (6) non furono mai avvocati di una con– quista o di una riforma delle organiz– zazioni della Terza Internazionale. Non cercarono neppure di allinearsi sulla una o sull'altra delle frazioni bolscevi– che che !oliavano per il controllo dei. l'appa.-ato statale russo, nè di sostene– re l'una e l'altra manovra tatlica de– stinata a salvaguardare il regime bol– scevico. Agli occhi di Korsch era im– portante invece il formarsi di una op– posizione proletaria alla nuova forma bolscevica, - capitalista o socialist::i di Stato -, di produzione del capirale. In quanto alla Russia Korsch stabilì dei legami con il gruppo detto « Cen- (6) • Kommunistische Arbeitcr Partei. Allgc– mcinc Arbcitcr Union », e i groppi politici le– gati a F. PFMPFERT, 0. RULHE e il giornale « dic AKT!ON ... 523
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