Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967
la domanda è oscura. In effelli abbia– mC' già rilevato l'csis1en1a di parecchi Ji,·clli di significalo. E' evidente che abbiamo conoscenza di ciò che noi '1hbiamo chiamato il ,;;enso oggcllivo. Percepire qualche cosa, avere un com– ponamcnto, significa poterlo descri– vere. Possiamo fare l'inventario delle forme che costituiscono una situazio– ne, caratterizzare un comporlamento. Prendiamo, per essere chiari, un esem– pio nella patologia. particolarmente dimo~1rativo e molto diffuso: la fo– bia dei topi. La persona che scappa urlando, alla vista di un lopo, sa bene ciò che ha visto e sente il suo com– por1amen10 come significante la pau– ra. Ogni testimone può confermare il ,;ignificato oggettiv(l di questa scena: ha visto la oersona avere paura di un topo. Ma qu~sta paura stessa, di fron– te ad un nnimale che non ha in sé niente di mollo pericoloso, cd il fat- 10 che il topo abbia il significalo di oggelto terrificante, rinviano alle strut– ture esistenziali del fobico: essere fo– bico è ciò che ha un senso. 11 nostro :,,Oggetto in fuga è, in quel momento, cosciente solo della su.1 paura e del car::ittcre terrificantf' della situazio– ne. Egli è totalmente impegnato nella sua fuga, egli non cono~cc niente al– tro che la sua paura la quale si e– sprime nel suo comportamento di fuga e nei suoi urli. La sua struttura cli relazione all'oggetto gli è dunque ignota. ma. una volta allontanato il pericolo. può riflettere sui !.uoi atti ed oggettivarsi come fobico. Questa s1ru11ura di relazione col suo :un– hicntc, che è accessibile alla rifles– sione oggettivante, rinvia ad una matrice generativa incoscien1e e ad un significato. Essendo la matrice ge- 490 ncrativa, per come abbiamo v:sto, in– cosciente, non può essere conosciuta dalla coscienza. E' essa che dà il suo .;;ignificato alla relazione del soggetto con l'oggetto; il senso di questa rela– zione gli è sconosciuto. Se doman– derete a questo fobico perchè ha paura dei topi, egli vi risponderà che sa bene che è assurdo ma che non può farci nulla, che «è piì.J forte di lui,., oppure cercherà di giustificarsi con delle razionali7.zazioni in malafe– de per dimostrare che i topi sono ve– ramente delle cose orribili. 11 senso della sua :-elazìone con l'oggetto gli ::,fugge. Questa ignoranza del signifi– cato, che hanno, per noi, le situazio– ni, e delle nostre condoue, che ogget· tivizzano questo significato, corri– sponde a ciò che Sartre ha chiamato la «malafede,. e R. Cahen «la cecità specifica,.. Qui vediamo appunto la fonte dell'errore freudiano, ciò che è all'origine Jella tooria della rimozio– ne. Dalla considerazione che il signi– ficato delle condotte dei ~oggetti è sconosciuto da questi, Freud ha arguito che detto significato era «ri– mosso» in un «inconscio,. che conte· neva, senza forma ricett::icolo, dei «contenuti rimossin. In realtà, il si· gnificato non poteva essere rimosso per la ragione che non è stato mai un contenuto della coscienza e che non ha altra esistenza che quella di un significato per un altro soggetto che ossenia il soggetto c!ato, poi– chè gli oggt!lti hanno significato solo per un soggetto, come lo ha dimostra· to Sartre (I). Il soggetto agente ha coscienza del suo mondo, dei conte– nuti della sua coscienza che organiz– za come mondo, e del significato, per lui, di questi contenuti, ma non del
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