Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

terrore• ha visto nascere delle forme d'arte schizofreniche di cui gli stili di pirtun.i astraua, il teatro di Becket, sono state le espressioni caratteristi– che. Queste opere esprimono perfet– tamente il ~ignificato della situazione di pericolo di distruzione che strut– turava l'inconscio collettivo dell'epo– ca. Più ci si allontana dagli « ~rchetipi • delle strutture comuni alla specie e ~ip,nilicanti il suo cvolcr vivere• nel SHO da10 ambiente, pili i bisogni si individualinano. Vi sono dei bisogni che non corrisPonclono, nè a necessit~ vitali, nt: a necessità ~cciali, ma eh~ sono pmticol:1ri a degli individui. U– i;ualmente, i bisogni vitali specifici o sociali sono vissuti differentemente da ciascun individuo. Potremmo ri– pclC'rc qui ciò eh.: abbiamo detto del linguaggio. li bisogno di droga, per esempio, non esiste che in qualche individuo: i tos:.icomani. Il bisogno ses~uale ~ universale; l'oggetto ses• suale varia a seconda degli individui, come anche il comportamento che si conclude cGI godimen10. [ sessuologi amanti di ta'iSonomia hanno dato una das°'ificazionc dei comportamenti ses°'uali e la lista dei c-omportamenti censiti è lunghissima. Ugualmente dei hisogni alimentari: se esiste, in qual- 1..hc società, una cucina particolare, gli individui. per poco che esista una relativa abbondanza, hanno dei «gusti• che sono loro propri. Fin qui, abbiamo esaminato la per– c~zionc elci monclo c.ome una ricezio– ne d'info:·ma;1ioni. Nello studio del fl..•nomcno del bisogno, abbiamo dovu– W intr,Jdu.-rc una nuova nozione: quel la cli comportamento. In effetti, l'ap· p.trizionc, nel campo della coscienza, di Pna percezione" di bisogno, cagiona un comp:;rtamento di soddisfazione di questo bisogno 11sogget 10 che ha fame metterà in opera una condotta cli ricerca cli nutrimento. Il nu1rimen– to sarà pcn·c.pito come qualcosa che può essere mangiata. Ciò può essere g..:-n-.::raliznto. Se vedo, davanti a mc, una mac1.:hina da scrivere, essa è per• ccpit.t nella ~ua funzione: io so che c,,n questo oigc110 posso battere un testo. Ogni utensile è immediaramcn– tc percepito comf' qualcosa che per– rncllc di compier,· un certo atto per il quale esso è conrepito. La rercezio– ne di taluni cgge,ti fa scattare imme· oiatamente det-.::1 minati comporta• menti, per ..:-~empiv la percezione di un<1 situa;.ionc cli pericolo. La perce– zioni.! non puè- es5cre distaccata dal comportamento. J comportamenti sono condizionati dalla situazione e necessitano della percezione di que– sta. Ciò è confermato dalla patolo– tiia. L'apra~sico non può percepire il significato funzionale degli oggetti. E– gli è, nello ~lesso tempo, incapace di servirsene, sebbene li riconosca e possa chiamarli. Possiamo dunque de– durne che la percezione non è un fe• nomcno passi,·o r.:a una relazione di– namica del soggcllo col suo ambien– te. Le informazioni prese nel mondo esteriore dagli analizzatori esterni e nel proprio corpo, sono integrate, strutturate, codific.itc. A cominciare eia queste informazioni, il soggetto costruisce :I suo mondo ed il suo schema corporale rivestito di signifi– cati esislenziali; questi significati pro– ducono dei comportamenti adattati. Che cosa struttura cosl ì'informazio– •~c. il contenuto clella coscienza e le condotte, che cosa dà il senso alle percezioni ~d ai comportamenti? Que- 487

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