Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967
tato. Le dissimetrie corporali ci fanno orientare il nostro spazio ;:1vanti e in· dietro: <lavanti, io posso vedere o al• tendere in cammino senza voltarmi; indietro, posso vedere o raggiungere a prezzo di un mezzo giro o di una torsione del mio corpo. La fermata in piedi e le. sensazione di gravità ci dan· no il senso di alto e basso. E' in alto ciò che si cppone al suolo al quale ~iamo attaccati per la gravità; in bas· so. quello che è vicino a questo suolo. Infine, l'assimetna sinistra e destra del noi ro corpo ci dà la nozione di sini,;tra e di destra. L'orientamento sinistra-dc.stra è così legato alla per– cezione del nostro lato sinistro e del no~1ro lato destro che esiste, presso il manritto, una zona del cervello dc· stro la cui integrità è necessaria alla percezione tic! lato sinistro del corpo e dello spazio. Una lesione di questa ..wna cagiona l'inconsapevolcz1.a del lato sinistro del corpo: l'emiasomato– f!nosia. Il soggeuo non ha alcuna co– scienza del suo lato sinistro, per altro paralizzata. Nello stesso tempo ha perduto la nozione della parte sini· ~tra dello spazio. lgnora quanto è si· tuato a\1~1sua sinistra, disegna sulla mèlà destra del mo foglio, ecc. Tullo ciò che è, per noi, nella metà sinistra dello spazio, non esiste pili per lui, nè il suo spazio corporale, nè il suo spa· zio extra corporale. Il corpo interviene ancora nella co– stituzione delle forme- per il fauo che, frn tutte le qualità del reale, i nostri sensi selezionano un numero ridotto cl'informazioni che integra secondo schemi sviluppati nel corso dello svi· luppo corporale dell'infanzia. La no– stra vista, per esempio, è sensibile so– lo ad un numero limitato di radiazio– ni luminose e i dati visuali sono inte• 484 grati per dare delle forme visuali. La formazione degli -;chcmì visuali risul· ta da una integrazione di dati visuali con quelli degli altri ~ensi (3). Noi non vediamo il mondo come lo vede l'occhio a faccene degli insetti, sen· sibile ad uno spcltro luminoso diffe– rente, nè come i pipistrelli che lo e• splorano con ciò che per noi sono gli . ultrasuoni. Noi percepiamo, degli og– getti, solo le loro qualità sensibili e queste qualità sensibili sono quelle che i nostri sensi possono percepire. Solamente col sapere scientifico ab– biamo, del mondo, una conoscenza che supera questi aspelti sensibili. Es· sendo questa conoscenza di diverso ordine, le conoscenze scientifiche so· no intraducibili nella lingua del con– creto. Quando tentiamo di rappresen· tarci, per esempio, le stru11ure degli atomi, ci imbattiamo in una impossi• bilità che si traduce in immagini con· traddittoric come onda e corpuscolo. Queste immagim sono pallide appros· simazioni analogiche della descrizione del fisico, come chi, nel dubbio, cerca di rapprentarsi un « tensore» o una onda di probabilità. Notiamo, inciden– talmente, che non accade parimenti per le scienze umane. Quale rappre• sentazione sensoriale si potrebbe for– nire di una struttura, di un comples· so, di una classe, di un segno, per prendere degli esempi tra i concetti astratti che tratt,rno psicologi, socio· logi e linb'llisti? Le scienze non ci dan· no il reale in sè, il «noumeno~ kantia• no; le scienze, come ha scritto Korsib– ski, non fanno che costruire delle car· te e «la carta non è il terreno» (10). Il pensiero scientifico stabilisce, tra fenomeni, delle relazioni, delle leggi e costruisce dei modelli astratti, espri·
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