Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

pit1 come simili a me, e dunque oppo– ,to al mondo degli oggelli ed agli al· 1 ri in cor.1rapposiz1one a me. Noi ci ri– conosciamo dunque in ciò che viene chiam~to il cogito prcriflessivo come cosdcnza e corpo nello stesso momcn– ,u. Se, per comodità del discorso, par– liamo successivamente dei problemi del corpo e della coscienza, ciò è sol– l<mto un artificio didattico e non dob· biamo m::ii perdere di vista questa uni– tà dell'individuo, unità che il nostro s1esso studio ci condurrà a dimostrare nel COhO Ji qt1CSI!'\ analisi. E' solamen- 1e dopo aver condotto a termine questo studio che noi potremo tentare di defi– nire più precbamcnte il nostro meto· <lo. Ogni coscienza è coscienza di qualche cosa (I), coscienza di sè e degli ogget– ti ciel mondo per sè. Non possiamo im· maginare una coscienza di niente se non come una incoscienza. Quando non percepiamo, r.é pensiamo, né sogniamo è pcrchè siamo immersi nel sonno pro– fondo. Ciò cli cui noi abhiamo coscien– za lo chiameremo contenuto della co– scienza. Questi contenuti la psicologia ha dimostrato che sono delle forme (gestallen) (2). Nella marca di infor– mazioni che ci arrivano dall'esterno at– traverso il :::anale dei sensi o della no– stra memoria, Ja cosciem.a separa delle forme. Queste lorme - le quali sono situate in uno spazio che vedremo, più in là, come è costituito cominciando dal corpo (J) - hanno, per il soggetto, un significato (4). Se, in quc.:;to momento, guardo da· vanti a me, vedo un insieme di figure che percepisco come tavolo sul quale c'è una macchina da <;crivere, come carta, arance, ecc., e non un insieme di macchie ..:olorate. Questi oggetti han- 480 no un significato: so che con la macchi– na posso batte1·c un tcs10, che le aran· cc si mangiano, cht· il quadro surreali– s!ri, a destra. è l'opera di un amico. Se, wl mio tavolo. fosse posto un oggetto che mi è scono::.ciulo, quell'oggetto non avrebbe per mc ~•lcun !lignificato, così come non avrebbe significato per me u11 testo scritt0 in una lingua stranie– ra. Il concetto di contenuto di coscienza rinvia a queilo di contenente che con– tiene il contPnuto. Il fenomeno di for· m:1 suppone che qunlchc cosa mette in forma il reale continuo, così come il fenomeno del significato indica che al signifk:mte corris~,:,ncle un significato stn1tturato c~so stesso. Dietro i conte· nuti Ji coscienza dC'bbono dunque esi· sfere delle strutture incoscie che strut· turano i contenuti come forme e come significati. Ciò di c-ui noi abbiamo co– scienza è il contenuto di quelle forme incoscienti. ln esse, quelle strutture in– coscie possono descriversi come vacue forme e strutlurc strutturanti (4). Gli oggetti del mondo ci appaiono si– tuati all'esterno, che occupano uno spa· zio fissato wlla posizione che noi oc– cupiamo al momento in r:11i percepiamo OE!nipunto di questo spazio, e ciascu· no di questi punti ha la proprietà di essere, per noi, più o meno - oppure non - cosciente. L, nostra l:OScienza si allarga nel mondo come un campo (5). Ogni punto tolto via da questo campo, come abbiamo visto precedentemente, è provvisto ~i un signiricato per il sog· getto. Possiamo dunque <lire che la co– scienza è un campo di ~ignificati. Gli avvenimenti che occupano, ad un dato momento, la nostra coscien7.,a sono si· tuati nel tempo come contemporanei drl nostro stato presente, passato o

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