Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

beat, che ne è un elemento costitulivo e quindi analitico. Il beat è un campa– nello d'allarme del grado di degenera– zione della nostra società: da esso, quindi, si ha tutlo d'apprendere (il che non significa imitare). Contro l'ipocri– sia dei costumi i beatniks ci riportano alla spontaneità dei costumi stessi vo• glio di1·c all'immediatezza affetti:a e alla libe.rtà della gioia e nella gioia. E' una cosa incomparabilmente bella e preziosa. Una civiltà che non ha sapu– to assicurare il libero posto all'amo- 1-c, di cui la natura è dispensiera gene– ro.sa , è una civiltà fallita, nevrotica, as– surda. Se ognuno potesse vestire e a. mare come meglio gli aggrada, il re– nomeno beat non avrebbe ragion d'es– sere. Se delle critiche sono movibili contro i beatniks - e ve ne sono cer– tamente - esse non possono venire dai difensori della società cosidetta dell'ordine. 'on solo, ma il r,jgnificato ed i fini del beat non vanno chiesti ai suoi adepti, i quali, con molta proba– bilità non se ne rendono conto. Un giudizio approssimato, ma ovviamente imparziale, può venire solo dallo psi– cologo della vita civile. Ho parlato solo di beat per semplifi. cazione di linguaggio e pcrchè Lale ter– mine, a mio avviso, esprime meglio di ogni altro, la quintessenza ciel continuo ritorno al naturale gioco della felicità. Esso, infatti, vuol dire battito, ritmo e molte altre cose affini e quindi vita. Battito-ritmo, mOto-gioco, questa è la vita, questo è il beat. L'esistenzialismo delle « caves » francesi, il ,apellonismo (quello autentico), in un certo senso il « provotariato » belga e i « situazio– nisti » parigini e tante altre manifesta. zioni, sono riportabili all'esplosion.:! beat della nOf.'ra epoca. Come tutte le 1·cazioni polemiche, il movimento beat può peccare d'eccesso, cioò cadere i,1 posizioni opposte ed altre! tanto estrc- miste. La musica beat, la pittura beat cd ogni altra possibile manifestazione beat non hanno vita propria, ma vanno ri– portate sul piano psico-esistenziale e, in ogni ca.so, vanno considerate com– plessivamente. JI valore cli 1ali espres– sioni è da ricercarsi più nel movente (che è anche il fine), che neJ fatto pre. so a sè .stante. Insomma, una musica beat è più desiderio di nuovo, di bel– lo, di spontaneo, più protesta contro la musica degli adulti, dei docili o ipo– criti conformisti del vecchio mondo, che musica. Lo stesso vale per le altre espressioni. Reagire alla reazione con la derisione è il più grande errore. La unica risposta sennata è quella della comprensione, anzi dell'adeguamento della nostra condotta ad una maggiore spontaneità e sincerità. La musica beat - per semplificare - è un sintomo di un fenomeno as.sai più vasto. Nulla cii strano c'è nel fatto che i sintomi scom– paiano: ma il fenomeno beat, nella sua essenza naturale, rimane. Esso e– siste da sempre. E' forse il tentativo di rivolta che le nuove generazioni at– tuano puntualmente contro le vecchie, finchè cedono, s'impigriscono, accetta– no il mondo dei padri. Nulla di strano c'è nel fatto che i sintomi beat d'oggi siano adeguati ai tempi, cioè prevalen– tamente rumorosi e vistosi, cioè spet– tacolari. 11 beat è l'anarchismo istinti– vo del diritto naturale alla felicità. Nè regge l'accusa di antiromanticismo. Chiunque ami un ricordo, o ~ia capace di soffrire e di godere, è un romanti– co, perchè soffrire e godere è vivere. Ma quali ricordi possono avere i gio– vanissimi di oggi? Il fenomeno beat è un naturale pro- 473

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