Volontà - anno XX - n.7 - luglio 1967

essi tutti membri attaccati ad un medesimo corpo. Ciascun cittadino, di qualsivoglia religione egli sia. essenrlo tenuto a socci::rrerc, dffendere. e conservare la sua repub– blica non solo colle sostanze ma eziandio con la vita. tanto perciò slimare ed amare si debbono quelli che professano il cristianesimo, quanto tulti gli, altri che non lo professano. Che perciò le cariche e gli onori debbono essere eguaimente comuni per questi tali, come al par degli altri sopportano i pesi della repubblica. Quando questa reciproca comunione di onori e di pesi non vi sia in un popolo. viene tosto a traboc– care la bilancia, si confonde rordine delllé'cose, ed allora quel popolo invece di avere amici iutti i suoi concitt..adini, avrà tanti nemici capitali quanti sono gli oppressi e gli schiavi che convivono con essi. Alrincontro, regnando in una repubblica la tolle– ranza delle religioni. il reciproco amore dei cittadini, l'eguale distribuzione delle ca• riche e pesi. questa repubblica sarà inespugnabile e floridissima. Non bast..a la toltcram.a dei culti, ma credo anche necessario di estirpare a poco a poco da ogni ciUà qualunque pubblica dimostrazione e qualunque segno denotante una maggior parzialità verso un cuito che L'altro. Ove si usasse questa maggior predilezione, ivi si distruggerebbe l'anima delle repubbliche che è l'eguaglianza e vi si seminerebbe il seme delle gelosie e discordie. Uno dei segni di questa parzialità di cui si parla, sarebbe, come ho detto di sopra. \'onorare, provvedere ed alimentare pill i seguaci di una che delle altre religioni. Quindi una ben ordinata repubblica non deve dare assegnamenti. provviste o protezione ad alcun ministro di culto, ma deve lasciare che il corpo stesso o 8ia la società che compone quel culto alimenti e man– tenga questi tali uomini secondo le forze e la volontà di ciascuno. Così l'erario pubblico non si esaurisce, nè viene impieg·ato in spe~c vane e superflue, e dall'ahra parte non si fomentano le dissensioni e le gare Dovrebbe anche permett.ersi a tutti i ministri di qualunque culto !°esercizio delle arti liberali e dei pubblici impieghi. per varie politiche ragioni che sono per esporre. Primieramente acciochè questi tali possano sussistere e vivere con maggior comodo. ed allora poco o nulla aggraverebbero i seguaci ciel culto che essi professano nel somministrargii elemosine per il loro congruo sostentamento. In secondo luogo, im– piegandosi essi nelle scienze cd arti liberali o nei pubblici carichi, si toglierebbe loro la maniera di vivere oziosi come ai tempi nostri abbiam veduto e vediamo tut– tavia vivere i nostri preti e specialmente i frati di tutti gli ordini. Comprende qui ciascuno quale giovamento rechi alle repubbliche di estirpare o almeno diminuire il numero degli oziosi. In terzo luogo col rimedio da me proposto non si distruggerebbe nè si offenderebbe quella eguaglianza che io credo essere il principal fondamento e l'unico sostegno de11esocietà democratiche. (dalla GRAMMATICA REPUBBLICANA. 1798, cap. IV) Leggete e Jaie leggere volontà 432

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