Volontà - anno XX - n.7 - luglio 1967

portanti affluenti se associata, com'è 3ccaduto in novembre, a quella del l'Arno. Quanto a Venezia (cd al Polesine, per quella parte di pericolo che viene dal mare), ci sj dovrebbe ricordare un po' rli più che gli olandesi, dopo le cata– strof-ì del medioevo, hanno arginato qualcosa come il Mare del Nord, di si– curo più tempestoso perchè più aperto dell'Adriatico, strappando al Zuyder– SC'e 225.000 t:llar: di terre e completan– do efficacemente, dopo la eccezionale inondazione del 1953, attraverso il Pia– no Delta, le opere di difesa dei «pol– <lcrs» dello sbocco del Reno. E l'esem– pio è davvero valido poichè, anche in Olanda, mentre il livello del mare (for– se per effetto delia fusione dei ghiacci polari) aum-.!nta, il suolo si abbassa lentamente. Tullo ciò non toglie beninteso la ne– cessità' di altri provvedimenti con l'ar– rc~to della speculazione edilizia che, sopraelevando gli edifici, aumenta ec– cessivamente il loro peso. Arresto della speculazione edilizia e di quella indu– striale. soprattutto perchè esse rubano alla laguna il suo spazio vitale. «Per salvare Venezia, occorre offri– re alla laguna la possibilità di espan– dersi, infiltrandosi capillarmente nella terraferma. T nvece assistiamo al siste• matico assedio dei bacini e alla cancel– lazione di chilometri quadrati di bare– ne: l'aeroporto internazionale a Tesse– ra, le bonifiche agricole, il nucleo resi• denziale di San Giuliano, persino l'iso– la del Tronchetto dì fronte a piazzale Roma E' un ragionamento che capireb– be anche un bambino: l'acqua in una superficie lagunare ristrct ta, non po– tendosi eskndere nelle barene, è co– st relta ad alzarsi; ma non lo cornpren- dono lo stato ed il comune Perciò la terraferma ,1vanza vittoriosa, e Venezia è peràuta. Le zone industriali di Mar– ghera coprono già un'area di 1550 etta– ri. Il progetto della «terza zona» pre• vede la distruzione delle barene per al– tri 4.035 ettari; inoltre è relazionato al disegno di costruire il «Canale dei pc• troli» l'avventura più micidiale della storia veneziana, forse il suo atto fina– Jc,. - scrive Bruno Zcvi. Per ora però abbiamo un piano re· golatorc del tutto inoperante e che mi– sccnosce ogni risanamento conservati– vo della città, ed un «modello analo– gico della laguna» di cui si parla da anni e che dovrebbe servire ad effet– tuare tutte le esperienze necessarie pri– ma di scavare nuovi canali, profondi perchè ad uso industriale, che potreb– bero far crollare Venezia. «Dov'è que– sto fantomatico modello? - scrive an– cora lo Zevi. Nessuno lo sa, forse lo hanno costruito ma, se forniva indica– zioni con1rarie agli interessi a breve termine dei baroni della Padania, è sta• to fracassato» («L'Espresso», Roma - 30 marzo 1967). Nel Polesine, dove gli argini fluviali sono - anche a delta del professor Mi· gliorini - ,,in cattivo stato» e quelli marittimi erosi sempre più nella fac– cia esterna dal mare, uno dei primi provvedimenti da adottare, oltre alla loro seria ricostruzione, dovrebbe es– sere In chiusura dei pozzi metaniferi. Se si lascia fare ancora un po' alla natura ed alla speculazione, il Polesi– ne - preso com'è tra l'Adige ed il PQ, i quali, per evitare il volume immenso di mah,:riali che ingombrano il lato op– posto, tendono a spostare il loro letto, il primo verso destra ed il secondo ver– so sinistra - è condannato, malgrado 407

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