Volontà - anno XX - n.7 - luglio 1967
razk•nalmcnte con quello per l'agricol– tura e foreste) disponeva ancora di due miliardi e mezzo e che l'ex ministro Sullo ha a\'uto il coraggio di dire che non sono stati spesi perchè mancano i lecnici ~pccializzati? Chi sa, inoltre, che Firenze vanta an– cora delle fogne di un tipo risalente al 13.mo secolo e realizzato sO11OLeopol– do I nel 18.mo secolo? Queste fogne con1engono nel loro interno addirittura le condotte di ghisa dell'acquedotto ur– bano e, riparate alla meglio un seèolo fà, durante l'inondazione di novembre non h::rnno, ad un certo momento, più nulla ricevuto e sono ancora intasate. Del rc~to, il già grave problema del– le inondazioni va inquadrato nel più va– sto menefreghismo che caratterizza, in Italia, l'amministrazione pubblica. Per questo occorre citare la triste denuncia dovuta alla penna di Antonio Cederna, pubblicata su «La Regione• ,;otto il più che giustificato titolo «Di– sprezzo della natura: disprezzo dell'uo– mo• (pp. 280 a 282). Eccola: «Dopo quanto succede da de– cenni, l'Italia può ben essere considera· ta il oac~c che meglio sa organizzare artificialmente le proprie catastrofi «naturali». La filosofia in cui siamo cre– sciuti ci ha insegn:uo che le scienze so– no coMt poco serie, l'insegnamento del– le scienze naturali è stato per decenni abolito nelle scuole, la parola «natura• non figura nella Costituzione, quella disciplina complessa e fondamentale che si chiama «conservazione della na– tura» non è oggclto di Lrallazionc spe• cifica in nessun testo universitario, l'u– nica kgge che parli espressamente di tu1ela la natura la degrada a «paesag– gio», cioé ad apparenza labile e soggeL– t iva (da manomettere liberamente non appena «interessi superiori» vale a dire quelli della speculazione privata, lo ri– chiedano). Per anni ed anni chi si bat– teva per difendere coste, rive di laghi e fiumi, parchi urbani, verde, parchi na• zionali. foreste e montagne, è stat0 og– getto di riso e commio;crazionc; chi protestava contro la strage della flora, della vegetazione, della fauna è stato considerato un poeta ignaro della «real– là», un pericoloso nemico di coloro che fondavano le loro fortune sulla rapina del suolo, sul cieco sfruttamento delle risorse naturali. Siamo infine all'ultimo posto per quan1O riguarda la spesa per la ricerca .<:cienlifica (solo lo 0,6 per cento del reddito nazionale): in queste condizioni come stupirsi delle calami– tà che periodicamente si abbattono su di noi? La natura, in Italia, è praticamente •rcs nullius»: o, meglio, un insieme di seuori distinti cui presiedono, ignoran– dosi a vicenda, le più svariate ammini– strazioni (Agricoltura e Foreste, Lavori pubblici, Pubblica istruzione, Marina mercantile, ccc). Le strettissime con– nessioni fra ogni aspetto organico e i– norganico della natura, il delicato equi– librio biologico che regola le varie for– me di vita (uomo compreso) sono rego– larmente ignorati. Con gli insetticidi e la caccia sterminiamo insetti e uccelli indispensabili alle colture; con gli sca• richi industriali avveleniamo i fiumi; con lo sfruttamento idroelettrico lo– gliamo l'acqua a intere vallate, trasfor– mando fiumi e torrenti in rigagnoli, e infcltando gli animali domestici, boni– fichiamo paludi che sono le naturali valvole di sfogo dei fiumi; creiamo in– sediamenti senza ~apere quanto succe– de a monte e a valle; sconvolgiamo il ritmo delle lagune, accelerando lo spro- 403
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