Volontà - anno XX - n.7 - luglio 1967
to, poichè le origini delle inondazioni vanno certo ricercate in Italia «nella grande negligenza nella cura del terre– no e nella \01 ta contro l'erosione, nella quasi totale imprevidenza nel regolare i I corso delle acque, al punto da non impiegare totalmente nemmeno le som– me stanziate dalla legge». «All'origine della catastrofe, delle ca– tastrofi periodiche si trovano secO:li di incuria, questo spirito di improvvisa– zione permanente in Italia, la sua tri– stissima inclinazione a sperperare mi– liardi per il superfluo mentre non tro– va mai i fondi per le opere indispensa– bili. Per frenare le sue acque, l'Italia deve arginare e dragare i suoi fiumi, ma ugualmente rimboscare le sue fore– ste, distrutte nel corso dei secoli. Si dovrebbero ripiantare 60.000 ettari al– l'anno: gli ultimi vent'anni il totale della superficie rimboscata non ha su– perato· i 400.000 ettari. In compenso, chiunque può disboccare il suo terreno come vuole: basta pagare una piccola multa». Cosicché, mentre in altri paesi si è dominato il Don, la Volga cd il Missis– sipi, da noi la piccola Carnia fa ancora paura Eppure, le leggi forestali non manca– no, anzi è proprio perchè ne esistono troppe che nessuno le mette in pratica. Citiamo, senza avere la pretesa di es– sere completi, quella del 1877 «sulla stabilità del terreno e regime delle ac– que»; quella del 19IO «sulla difesa del bosco e costituzione del demanio fore• stalc statale»; quelle del 1915 e 1917 che assimilano il pascolo al bosco; quel– la del 1923 «sulla restrizione della col– tura agraria di montagna»; quella del 1926 «sulla restrizione della trasfonna– zionc dei boschi non vincolati in altre colture»; l'altra pure del 1926 che isti– tuisce la Milizia Forestale; quelle del 1927 «sulla restrizione del pascolo ca– prino» e «sulla gestione del demanio forestale statale attraverso l'istituzione dell'Azienda Foreste Demaniali» (inca– ricata fra l'altro anche della propagan– ra per l'incoraggiamento della silvicol– tura, della consulenza tecnica e della richiesta di contributi statali cd esen– zioni fiscali). Dal 1926 il diritto di pro– prietà è, teoricamente almeno, hmitato dal cosicletto vincolo idro-geologico nei casi dove la stabilità del terreno e la regolarità delle acque lo esigono; ma i fondi interessati, divisi per bacini i· drografici, sono quelli iscritti su appo– siti registri f-in dal 1877, sebbene in cen• t'anni, per lo spopolamento delle mon• tagne, molti terreni siano stati abban– donati e non ci siano più i contadini a regolare il deflusso delle acque piova– ne, sebbene con la costruzione di cen• trali elettriche le montagne siano sta– te ancora diboscate cd alla erosione si siano aggiunte in tante località le fra– ne. Tutti i ratti luttuosi accaduti anche di recente erano dunque previsti da an– ni e le cause note. Studi e progetti si sono ammontic– chiati e dispersi negli uffici dei nume• rosi organismi cosiddetti responsabili dello stato unitario italiano che, dimen– ticando i particolarismi regionali, ha sottomesso tutto il paese ad una cen– tralizzazione burocratica della peggior specie, servendolo di una legge unica e perciò nettamente insufficiente (dal 1879 si è studiato «come salvare la cit– tà di Firenze», così come da oltre un secolo hanno studiato la situazione pa• <lana i vari Giandotti, Lombardini e Visenlini). 401
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