Volontà - anno XX - n.7 - luglio 1967
genti. L'attenuazione delle punte del deflusso idrico dovuta alla foresta con– ferisce alla medesima il cosidetto «po– tere regimentale» che, se non può del tutto impedire le inondazioni di po– tenza eccezionale, costituisce una del– le pili bendiche influenze che alla fo- 1·esta, debbono essere riconosciute. Del tuHo incontrovertibile è poi il potere delle forc~tc di ctiminuire la portata solida dei corsi d'acqua poiché, impe– dendo il ruscellamento e l'erosione del suolo, riduce al minimo il trasporto dei mntcriali nel letto dei riumi» ( Enciclo– pedia Tr·eccani alla voce «foresta»). L'idrologia forestale, soprattutlo nel– le sue nozioni elementari che precedo– no, deve essere completata con alcuni accenni alla meteorologia ed alla geolo– gia. Per la prima basti di1·c che l'elemen– to pili importante é la periodicità delle precipitazioni. Tn Ttalia queste si con– ccntrnno di prefcrcnza nelle due sta– gioni rrimavel"ile ed autunnale, per cui i fiumi italiani hanno spesso un regime semi-torrentizio, cioé rapide quanto pericolose piene alternate a lunghi pe– riodi di magra Sul piano ddla geologia, é chiaro che l'origine geologica dei terreni dctcnni– na due impo1·tanti caratteri degli stes– si, cioé b loro porosità e permeabilità. Così: le nrgillc e le m;irne di origine gi-anitico-schistosa danno dei terreni ad alt:J impcrmcabilit« è igroscopicità (ten ctenza ad assorbire l'umidità dell'aria), mentre le sabbie e le ghiaie di origine calcarea danno dei terreni permeabili, che si lasciano cioé attraversare facil– mente dalle acque piovane. Di come la struttura geologica, unita ai terremoti ed agli sfrenati dibosca– menti. abbia trasformato la Calabria 396 nel tristemente noto «sfasciume pen– dulo sul mare» - qualcosa come 613000 ettari di terreni dissestati o dissestabi– li, pari al 41 per cento del territorio 1·egionale, ufficialmente censiti fino al 1966•- ma dal 1954 lo stato italiano ha incassati con la imposta speciale detta «addizionale per la Calabria» 686 mi– liardi, spendendone finora solo 89 - abbiamo già in precedenza a lungo par– lato (cfr. «La Calabria: un problema idrogeologico ed un compito sociale» in «Volontà» n. JO dell'ottobre 1962). Per l'l talia nord-orientale, valgono oggi ancora le parole di E. Reclus (da– ta la scarsezza di. studi geologici appli– cati, é permesso infatti di riferirsi a quelli, autorevoli, di studiosi stranieri del secolo scorso): «Fra gli agenti geo– logici sempre all'opera per modificare le diverse propo,-tioni della terra e del mare, del secco e dell'umido, i fiumi cd i torrenti della pianura situata ai piedi delle Alpi sono senz'altro e di molto i pili attivi. Ne!-s11naltro paese europeo, salvo la Olanda, si è così spes– so rinnovato, sotto l'azione delle acque quanto l'Italia settentri0nale». E' una rcal!à che, nelle Alpi Venete specialmente, predominano le forma- 7i0ni calcaree, meno resistenti all'ero– sione metereologica che le rocce cri– stalline, formazioni sulle quali si ab– batte l'azione di quei «torrenti dolomi– tici e p1·ealpini a prorilo longitudinale molto inclinato - incisi talora in roc– ce poco permeabili - che vanno spesso soggetti a piene improvvise e di note– vole entità con effetti non di rado rovinosi, dato che trascinano appunto masse cno-rmi di detriti, specialmente dove la struttura minuta delle rocce (calcari scagliosi) si presta alla forma– :,ione di sfasciume» - come scrive il
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