Volontà - anno XX - n.7 - luglio 1967

Ma i noslri capi non se ne danno per intesi: sono troppo occupati nei loro giochi politici e preoccupati per le loro personali vicende per trovare tempo e modo cli curarsi degli altri, i quali sono tenuti in considerazione solo in quanto servono ai loro fini. Sono inoltre del lutto privi di quel tanto di « intelletto d'amore>> che po– trebbe indurli a prendere i più ovvii prov,·edimenli per proleggere dalla brutalità altrui le piccole vittime. A l\lerano, nell'Istituto « Opera se– rafica» (significativo nome per copri– re azioni poco ... serafiche!) i fanciulli affidati alle suore venivano percossi col battipanni, 1naltrattati in ogni modo. pizzicati a sangue (Il Lavoro - Genova - ]5 aprile 1967). La mae– stra della scuola elementare frequen– tala dai disgraziati ragazzi. vedendo segni evidenti di percosse. sul corpo di alcuni alunni. denunzia il fatto al clirellore della scuola. Il quale ... fa lo gnorri, perché è sempre bene evitare le «grane». Ma quando un alunno si presentò in classe sangui– nante ed ebbe necessità di una me– dicazione. non fu possibile evitare l'accusa e la relativa inchiesta. Na– turalmente si cominciò subito con l'affermare che i ragazzi erano par– ticolarmente turbolenli e che le suo– re. perciò, avevano peccato solo cli... eccessh·o « zelo educativo»! Si cercò di minimizzare l'episodio dicendo che la denunzia aveva esagerato i fatti. 11 direttore del collegio. come sempre tutli i direttori, per scagio– narsi. si :iffrettb a dichiarare che egli era all'oscuro di tutto. E i giornali pubblic-ano tale affermazione d'inno– cenza come se fosse una scusante; poiché a nessuno viene in mente che il dirctlore è obbligato a sapere. an- 392 zi che questo è suo obbligo iprescin– dibile. La conclusione dell'episodio? Maria Luisa Zagler, la maestra che ha compiuto un dovere di uma– nità in difesa delle vittime, viene censurata delle autoritit scolastiche, perché si è permessa di parlare con i giornalisti. e sospesa per tre mesi dall'insegnamento (Il Secolo XJX - Genova - 6 maggio 1967). Viene co– sì «punita» la persona che ha pro– vocato l'avvio dell'inchiesta e co– slrelto ad aprire gli occhi chi deside– rava tenerli ben chiusi! Naturalmen– te conseguenze di questo genere sco– raggiano chiunque senta il dovere di prender la difesa delle vittime di qualsiasi violenza: giacché può sem– pre verificarsi il paradosso che ven– ga assollo colui che ha commesso il fattu, e sia «punito» invece colui che ha commesso la «colpa» di rive– larlo! Finché perdura tale assurdo costume l'omert~t non può che au– mentare. e potrà sempre trovare la sua giustificazione. Così si spiega facilmenle come l'in– segnante di Scuola Media, Rosaria Napolione, inorridita dei maltratta– menti «educativi» a cui sono sotto– posti gli alunni dell'Istituto privato religioso presso il quale presta la sua opera, maltrattamenti che consistono in digiuni. minacce, percosse violen– te. e desolata dei risultati di t;di si– stemi. che suscitano nell'animo dei ragazzi esasperazione, diffidenza, o– dio, - che pur ha il coraggio e l'one– stà cli denunziare, a mezzo della stampa, tali fatti -, non osi indicare il nome dell'Istituto in cui avven– gono: per non attirarsl dei guaL per– ché la punizione non ricada su di lei .'.'l.nzichésui colpevoli (PaesP Sera -

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