Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967
no; ma i morti non sanno nullo; e non v'è pili per essi alcun salario (9-4) « la sapienza del povero è disprez– zata ... « TULto quello che la tua mano tro· va da fare, fallo con tutte le ll1e for· zc; poi ehè nel soggiorno dei mori i do– ve vai, non v'è più lavoro, nè pensiero, nè scienza, nè sapienza (9·10) Vi sono dei passi che sembrerebbero combattere gl'inscgnamenti cli cui so– pra; prova c,,idente dell'incoe.renza o dell'alterazione della composi.done ori– ginale. Però le massime surriferite so· no di sienificato inequivocabile e n<.:s· suno 1~0:rà sostenere che lo ~cetticismo e il pcssimi~mo siano portati esclusivi del materiali~mo moderno, di scuole laiche. Nrn giovt:rà neppure il dire che Salomone, nonostante la ~ua prover· biale sapienza, non era che un uomo, t:. come tale, soggct to a sbagliarsi. Di rimando ci si può ribattere che la sua sapienza, almeno in quella materia era più che umana, poichè istruito diretta- mente da Dio. Si legge nel I libro dei Re, (Cap. 3) che l'Eterno apparve a Salomone e que~ti gli chiese ir.1elligen– za per governare/ e amministrare la giustizia e Dio gli rispose: « Giacchè tu hai domandato questo, e non hai chie_ sto per te lunga vita nè ricchezze, nè la morte dei tuoi nemici, ecco io faccio secondo la tua parola; e ti dò un cuor !savio e intelligente, in guisa che nessu– no è stato simile a te per lo innanzi e ncs~uno sorgerà simile a te in ap– presso. Era una luarca di sapenza che nessu– na Università al dì d'oggi può certa· mente concedere. Questo signor Salo• mone che vedeva iddio, gli parlava, contraltava con essolui, ...credeva e non credeva! Che si dovrebbe far noi che non vediamo, non sentiamo nulla, ma che soprattutto abbiamo un cer– \'ello che ragiona e che ascolta solo ciò che l'esperienza e la ragione c'inse– gnano? s. s·rnrnu « 11 Sapiente coltiva secondo le proprie forze l'uomo terreno ~he riceve eia natura. Ne 11·3el'u0mo celeste: dalle tenebre suscita lo splendore, dalla potenza l'atto, dal principio la fine, dalla forza ripost,1 le opere, dalla natw·a l'intellello, dal corninciamt>nto la perfezione, dalla parte il Lutto e, finalmente, dal seme li fm1to. A questo proposilo infatti imita il famoso Prometeo che, come can– tanC' le favole dei poeti, amme:-.so un tempo plT -.·onccssione degli dèi o per :-icumc di meni.: e d'ingegno ai tàlami ctèrei dopo ,wer compiutamente indagato con una g1 ·ar.dc attenzione le celesti dimore, non trovò in esse niente cli più '-:-tcro, di piu Drezimo e di più fecondo del fuoco. Rubato di lì qul~st'elemento, che gli ck:i rifiutavano con tanto vigore <1gliuomini, lo introdusse r.el mondo t con esso animò l'uomo di fango e d'argilla che prima aveva formato. Così <1r1che il Sapiente, .1bbandonando il niondo sensibile per fo,-La di c.ontcmpla· zionc. e penetrando nell,1. reggia del cielo, trae nel mondo te1·reno il fuoco ~plcndentissimo di Sapienza concepito nel grembo della mente immortale, e per quella pura e fecondissima fiamma I uomo naturale e terreno, eh~ è in lui, ac– quista vigore, si scalda, si :-inirna ». (Bovillus, Il sapienle, pp. 36-37, Torino, 1943). 320
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