Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967

bia insegnano, come al solito, che non devono intendersi alla lettera, le e• spressioni del pocmeuo; esse I.anno un significato simbolico, hanno t•n senso anagogico o allegorico. Quale sia que• sto «senso• o simbolismo, gli esegeti biblici non si sono ancora messi d'ac· cordo: chi sostiene che v'è descritto l'Amore Divino, i rapporti di Dio con le sue creature; chi trova che vi ~ pro• fetizzato l'unione mistica di Gesù con la Chiesa (la Sposa); altri dicono che trattasi del Palio che unisce Dio alla Nazione Eleua, la quale, come si sa, !n antico era la nazione ebraica, della quale poi quella cristiana avrebbe pre– so il posto. (Gli ebrei reietti, causa quel incomprensibile deicidio (?) e i cristia. ni salvati e redenti. Un caso di divorzio e ripudio da parte del Padre~erno e successive nuove nozze col Cristianesi– mo. Beh,. affari loro!). Il libro è apocrifo, come del resto la maggior parte dei libri biblici; forse composto 6-7 secoli dopo l'era di Salo. mone. Così può dirsi dell'altra operet– ta, che porta il titolo di «Ecclesiaste• o « il Predicatore•. Se ne fosse proprio autore il sapien1issimo, o ~apientonc, di Re Salomone sarebbe il colmo della stranezza. Bcnchè avesse un reggimcn. to di mogli, e pertanto una fonte ine– suaribilc di guai; benchè avesse rie• chezze grandissime e perciò nnche gran. di preoccupazioni, pensieri di ben go– vernare (tan1O bene che, appena egli morì, scoppiò una rivolta che divise il regno) e costruire palazzi per le sue signore mogli, chiese, flotte navali, tro. vava il tempo di scrivere poemi e trai• tatelli cli filosofia, come quello di cui stiamo parlando. Gli stessi cattolici non osano soste• ncrne l'autenticità e quando lo voglio_ no fare, cercano dei puntelli debolucci per sostenere la malferma baracca. Non che facciano troppa mer.wiglia le contraddizioni in un uomo Ira quello che professa in fatto di morale e la pra– tica. Il tipo di Padre Zappata c.he pre– dicava bene e razzolava male è anche esso coevo dell'umana specie. La dottrina contenuta in questo «Ec– clesiaste», si rileva in un arruffato zi– baldone di elemcnii religiosi, morali, filosofici e anche sociali, ma privi com– pletamente della più elemcnlare sisle– mazione o legame. Sembra che l'autore (sempre che non si tratti di • autori •) ora creda in dio e ora no. Comunque, al pari degli Epicurei, di cui è forse contempora– neo, non crede che dio, o le divinità, s'interessino in alcun modo degli uo· mini e delle loro faccende. Vi sono chiare tendenze all'edonismo .illo scopo di temperare il pessimismo, che è, for• se, il fìlo conduttore dello !-critto. Non mancano i richiami ad uno stoicismo certamente proveicntc dallc correnti ellenistiche, già penetrate nel mondo culturale ebraico dal terLO ::ti secondo secolo a. C., e dimostrano l'impossibi– lità che la composizione sia dell'epoca salomonica. Qualche saggio o «perla" e poi ...giudichi il lettore; « dov'è molta sapienza v'è molto :'IL fanno, e chi accresce la sua scien• za accresce il suo dolore (Ecci. 1-17) « ... la sorte dei figliuoli degli uomini è la sorte delle bestie; (sic!) agli uni e alle altre tocca la stessa sorte (J.19) « ... ond'io ho stimato i morti che so– no già morti, più felici de' \'Ìventi... e più colui che non è ancora \'enuto al– l'esistenza .... Certo non v'è sulla terra alc:un uomo giusto (7-20). « ... un cane vivo val meglio d'un leo– ne morto. I viventi sanno che morran- 319

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