Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967

Poichi- la vigliac,·heria era ,livcnlal:1 1111i\'Crsalf'. Era ùivenlala così vergognosa questa vigliacchc1·ia. così colossale che l'autoritù militare stes– sa, la quale tultnvia non foceva f!l':1Zia al pili umile dei vinti, ehbe uno Sl'nllo di rivolta contro tale bassezz:1. Comandanti di corpo fecero bruciare i11 masi-a le migliaia di lellere che ricevevano giornalmente .. \lcuni cle– m111ziatori. frn i più in visla, furono falli chiamal'e td tribunale sup,·emo per dare delle spiegazioni al riguardo. Videro l"apparato elci massacri e fuggirono spavc111a1i 1 temendo ri·cssere essi stessi messi a quel mu1·0 dove :wcvano sperato d'inviare il loro vicino denuncialo: .-11rnlchc volta un 101·0 creditore. 1111 lorn rivale in nffori, ovvero in amore ... Non mollo tempo fa. mi è staia raccontala a proposito di que,;,tc de– nu11ce. una storia che non manca d·u11 cerio sapore comico. Un harhierc, che il 4 scllt·mL.re aveva fatto moslra cli zelo repuhl>licano fino al punto di aver fotto arrestare il Commissario di polizia del suo {1u:1r1icrc. sentì il hi– sogno. dopo la caduta della Comu111t1e. cli forc ancora dello zelo. ma in ~cnso contrnrio. Si mise a cknunciarc a piì1 11011posso. I.o si vedeva dap– pertutto sul passa~~io dei prigionieri, gesticobndo e gridan{lo a morie. Un ~iorno. JHH't•che notasse un 1>:issantc, il cui 1>ortamento ~li semhrù sospCllo. - 1\rrestatclo. gridò a mw guardia municipale - una delle hra,,e p:uardic di citlù col ru<·ilc ad ap:o e ,·evolver delle p:iornatc di maµ:p;io - arrestale quei-lo indi,•iduo. Ha fatto parie della Co1111111me! I.a p,uanlia municipale shircia il dc11u11eia1ore. lmprovvi,;,amc11te gli pianta una mano snl l'Ollctlo: - Ma voi. ami<·o, non tanto tempo fa. non avete forse fatto arresl.:HC il mio Commissario? Ah! 11011fate fìn1a di cascare d:dla luna'. \-i ricono– sco pcrfcllamenle! E. in così dire, lo spinse in mezzo a un gn:q>po di prigionieri che stavano passando. C:011do1to a Versailles. passì1 al <·onsiglio di guerra e fu con– dannato alla deporlazionc. Tu11avia ebbe la forruna di ritornare. Non (··i'· hisoµno di {lire d1c il piì1 lievf' indizio bastava per rf'ndervi sospetto. ln questa atmosfera di spavenloio !errore militare. gli occhi cli ciascuno si aprivano scm1>re più davvanlaggio: - Guarda, guarda. M. B. che ila iùri sera ritorna con df'llc provviste! Op1)111·c: - Mi pare che M. n. compri non pochi ~iornali. Ne porta a casa due o tre tu11i i ~iorni. Conl'lu~ione: - Ci dev·esscre in casa sua qualche estraneo. qual. c·uno d1f' si na,;conde. fon;e qualcuno della Communc . E se s'an- dassc a vedere? . E il portinaio. o il vi(·Ìno. sale. si ferma davanti alla porla ad ori– gliare. Sente el1f' si sia parlando, ma piutto,;,to sottovoce .. .\Ila sera si tenta d"i111erroµ:are discrelamcnle l"inquilino. Poi, si va di nuovo ad ascollare. lndubbiamcnle c'è {ltrnlcuno. F.,l quanto basta perché siate denunciato. aµ;µ;uantalo e portalo alla genclarmcr·ia. Uno dei miei amiC'i ru così denunziato: mandava a comprare una mez– za dozzina di giornali ogni mallina. Scmbrll cosa sospetta. Fu preso e fece 304

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