Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967

LO e il sollazzo del bipede umano. Là dove mostra la sua forza e la sua au– tonomia si parla di domarla e incate• narla. V'è di più, nella loua contro la natura si vede un cemento della so– cietà umana e un;.). sublimizzazione di ogni istinto aggressivo, un disvio di tutto ciò per cui si manifesta l'«homo hominf lupus». E' possibile una lolla contro la so– cietà, come lo è contro la natura? E se è possibile, quali ne sa1·cbbero le condizioni e quale il significato? Per rispondere a queste domande occorre riferirsi alla società contemporanea e cbale si delinea nell'immediato futu– ro. non già come l'abbiamo descritta più sopra. sintetizzando e .<.corciando lineamen1i comuni a società storiche diverse. Quella descrizione abbiamo scelto perchè è contro una iocietà così descritta che si sono fìn qui rivendica– ti i di'ritti ck:ll'individuo. Contro !e nuove forme in cui la soci~tà si va strulturando pure questa rivendicazio– ne deve prendere nuove forme. E oc– corre riferirsi all'individuo contempo– raneo concreto, delineandone almeno alcune caralleristiche che ci permetta– no di riconoscedo. Fatto importantissimo, ma non a molti presente, specie fra quanti più s'interessano di conflitti fra società ed indi\'iduo, è che nella lotta fra i due la naturn può oggi considerarsi assente, mentre nel passato essa era per lo più l'alleata dell'individuo. TI fuorilegge si buttava alla macchia; lo espulso dalla città o dal villaggio tro– vava protezione ed amicizia nei boschi e sulle montagne. on di rado, viven– do la vita delle fiere, veniva a pn.:fe• rirle agli uomini. Analogamente, il re~ spinto e lo sconfitto sul terreno so– ciale trovava consolazione e nutrimen- w nel coltivo di una razionalità, di una mistica o di una Cantasia poetica per cui si sentiva pili nel vero e più in– tensamente vivo che non quelli che lo deridevano e buttavano da parte. Cer– to, il rifugio in un mondo interiore esiste ancora, ed è da sperare che e· sista sempre, ma i valori di questo mondo appaiono oggi sconsacrati; a chi li dilige sembra che per riacquista– re la loro pristina eminenza necessi– tino, non la sanzione di un dio, della ragione o di un'intuizione profonda, non una comunione fra l'essere e l'ani– ma individua, ma il riconoscimento e !'applauso prop1·io di quella società di cui s'ergevano a giudici e accusatori. Per quanto sospettosa dell'individuo ed esercitando su di esso dure pressio– ni, non si può dire che la chiesa e la società borghese siano state, specie nei loro primo1·cli, nemiche e perse.cu– trici dell'interiorità. Ma ben altro è il caso della nuova civiltà che si va sviluppando e che, col « grande balzo in avan1i », già sarebbe ~ttuata, per questo dguardo, nelle strutture comu– nitarie cinesi. L'ideale colà presochè i-aggiunlo è che l'individuo non sia mai solo e che due individui non siano mai troppo a lungo o troppo spesso insieme per potersi riconoscere come tali. Così pure tutlo vien fatto perchè nessuno pensi col suo cervello; onde, mentre riposa dal lavoro, e spesso pu– re sul lavoro. lo si obbliga ad ascolta– re testi, musiche e discorsi, luni ideo– logicamente confezionati. Tn Occidente il diroccamento dell'interiorità si ef– fettua con metodi pili blandi, ma sì ef– fettua tuttavia. Non v'è obbligo per ne8suno di leggere il giornale, ascolta• re la radio o guardare la lelevisione, ma il rifiutarsi a queste tre cose è una specie d'ostracismo. La pressione 277

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