Volontà - anno XX - n.4 - aprile 1967

BAHLUME DI SPEHANZA Aspettavo ormai che arrivasse il mio momento. 11uando vidi avvici– rrnrsi un sergente elegante: A-lollron, direttore d'uno stabilimento indu– st,·ialc di Montmartre. - Cosa fote voi, qui'? mi disse bruscamenle. Non siete forse uno stu– dente? Almeno mi JHlrc dal vostro bracciale. Confesso che fìno a quel momento non aveva affatto notalo il giovane sergente che m 1 indirizzava la p:irola. In veritù, se m'ero potuto illtulerc per un istante di sfuggire a quest'inforno, non era st:.llo certamente pen– sando acl un aiuto cla parte dei soldati. Ancor meno dalla parie degli uf– ficiali e dei sollouITiciali, che da alcune ore vedevo provocatori e fa.-.iosi. con la giacca sbollonata, che parlnvano e scherzt1vano rumorosamente fra loro. senza uno sguardo di pietà per quesla folla miserabile dalla quale, ogni dicci minuti, se ne toglieva una l}arte per avviarla verso la morie. Il sergente conlinuava: - Ma ditemi un po' perc·hè siete c1ui? Quesla sua insislenza mi colpi. Mi di~si istintivamente che rorse poteva arrivarmi irrnspetlatamente un'ancora di salvezza. alla quale dovevo tll· lac:urni malgrado tutto, anche se, per disgrazia, essa avesse dovuto, pili tardi, scivolarmi dalle mani. - Cosa foccio qui'? -- risposi. In veritù, non ne so proprio niente .. - Come? Non ne sapete niente"?.. Ma non vedete durtc1uc che cosa Sl/1 avvenendo? Non capite niente? .. Intendevo perfct1,1mente. Uscendo dalla sala ciel tribunale. avevo ben capito che andavo verso la morte, e che di lutti coloro che mi circonda– vano, nessuno, forse, sarebbe uscito vivo da questo gianlino del Luxern– hourg. - 'Ma - continui) il sergente - non lo capite che stale per essere fucilato? E poi, più basso, quasi sfiorandomi il viso e con un gesto che abbrac- ciava tulla c1ucsta masto,1ontica <(coda)) di condannati: - Tuui quelli che son qui ... l~d indicando con Jo sguardo il boschetto: -- Lù dietro .. Poi, prendendomi per la spalla: - Andiamo, andiamo, tiratevi indietro .. Avevo preso il braccio del mio amico Arbnisson. Tutti e due condotti. quasi tirati clal sergente, traversammo luUa la lunghezza della « coda 1). Ci fermammo all'ultima fila. Avevamo fatto una ventina di metri. A colpo d'occhio, calcolai che eravamo circa due o trecento miserabili. Allorché mi trovai novamenle immobile, un rapido pensiero mi at– traversò la mente: ero an<·ora in salvo per qualche ora. l due o trecento 244

RkJQdWJsaXNoZXIy