Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967
l'idea d"incidervi con la punt;1 d'un lampf'rino. il mio nome e cognome. il mio indirizzo, nonchè la terribile mc11zio11c: rcdallore del Père DuchCue. E come se ciù non fosse bastato. ho inciso piì1 ~olio: Viva la Commu11e. malgrado lulto! Ecco la condanna skura. Come potere liberarsene? Con qual gioia lo Jc,,erci dal mio laschino per schiacciare sotto i miei piedi! Con che piacere lo frantumel'ci in mille pezzetli! Ma come fare, cosi ridotto all"impolenza fra (JUcsti due gendarmi? Come potere arrivare a meltere la mano nel taschino e lirarlo fuori senza che nessuno se ne accorga·? E poi, tlovc buttarlo? D'altronde. con probabi. li1à sarebbe rac(·allato eia qualc11110. e !:ii leggerebbe cosi l'iscrizione denun– ciatrice. E ()Crlanlo ... adagio ad.igio, stendo il mio hrnccio, lo faccio scivolare fìno al taschino, agguanto l'orologio che stringo nella mano. 1,asso il brnr– cio dietro la schiena, lo allungo fìno alla panca, e, col battito di cuore che si può immaginare, lo lascio c:1lare lentamenlc. silenziosamente ... Nessuno se n'è accorto . .To solo ho senlito il piccolo colpo secco che ha fot10 ca– dendo .. Oh! il bravo, l'esemplare orologio, che poco fa maledivo! Sicuro che non mi ha portalo rantorc di avergli ammaccala la sua cassa dorala .. Come sono contento cli co:,sermene liberato! Ora, puo' proprio venire il p:ran comandante! Non ho pili niente su di mc che possa compromcllermi. Quando m'inlerroghcrà, gli dirò che sono il signor Langlois, un bravo gio• ,,ane studenle che 11:1messo fJuesto hraceialc della Croce Ho!:iSadi Genève per camminare pili tranquilbmenle nella slrada, e che non ha nienle, as– solu1amc111c niente a che fare con la Com.mnne .. Quante volte, ripensarHlo alla corte marziale, mi sono chiesto se per caso qualcuno avesse trovato questo orologio, e, se per caso, lo avesse an– cora. Se per combinazione esistesse, gli sarei infinilamenlc grato se me lo ri1)ortassc. E gli prometto una giusta e onesla ricornpensa. IL SOCfALISMO La gioia della mia riuscita « impresa 1) doveva svanire alla svelta. Avevo appena ritrovato un istanle di calma e di speranza. quando fui richiamato alla reali.i per l'entrata d'un gruppo di JHigionicri e di soldati che foce irruzione nella sala rumorosamente. C'erano fra loro una mezza dozzina di disgraziati, che sicuramente e– rano Slati presi durante qualche pen1uisizione. Li vedo ancora davanti a me. Uno, un graude diavolo, aveva dei calzoni della guardia nazionale. Era in maniche di camicia. La sua faccia emariata dalla fatica diceva chiara– mente che si era battuto fìno alla fìne, che poi era ricn1ra10 a casa e, che, là, era stato preso, probabilmenle denunciato eia un vicino. C'erano fra 180
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