Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967

accessibili alla vita, come noi de– sideriamo che essi siano~. e Accessibile alla vita•• ecco ciò che devono diventare questi fan– ciulli, ecc.o lo scopo che si posero questi educatori. Essi non voglio– no formare giovani che siano buo– ni cittadini, buoni cristiani, buoni artigiani, buoni socialisti o, pià semplicemente, buoni tedeschi; ri– fiutano di dare all'educazione uno scopo« che provenga dall'esterno>, rifiutano di e sottomettersi alle in– fluenze di qualsiasi natura>. Quanto allo Stato, questo non possiede .-alcun diritto sull'infan– zia ... deve limitarsi a lasciare in pace la scuola e, se possibile, ad aiutarla>. Così s'intende l'intensità, la pro– fondità e il valore dei nuovi rap– porti che in tal modo si crearono tra maestri e allievi; cosi pure si comprende meglio il senso del proclama degli insegnanti agli al– lievi (aprile 1922, Der Leib): « Tra noi non v'è più barriera ... noi for– miamo oggi un gruppo che non co– nosce più la discordia>. Il lavoro degli allievi. Liberi da ogni soggezione, non seguono che gli imperativi dei loro bisogni profondi, naturali, biologi– ci, organici; i ragazzi, in quest'or– dine che ad essi conviene in mo-:Io perfetto, si sviluppano literamen– te. Hans Goes ci spiega in e Unserc Schule » come essi lavorano e in che consiste il metodo del «Gesam– tunterricht >, che proscrive i pro– grammi e lascia al ragazzo la sua spontaneità naturale e volontaria. Fritz Stahl, in .-Leipziger Schul- 174 wart », ci descrive una giornata di scuola: q: Sono le sette e trenta. Noi cominciamo soltanto verso le otto, ma ecco che si bussa alla mia porta; è Elisabetta che viene a cer– care la chiave del giardino. Subito dopo, scendo e trovo nel giardino parecchi ragazzi che sono già in procinto di lavorare; i miei stru– menti sono persi, sono natural– mente i ragazzi che li hanno presi. I piccini, dopo la mia mezz'ora di scuola, fanno operazioni con una attenzione costante. Alla fine del corso, un gruppo di ragazzi ascol– ta Maria che legge e spiega una favola di Andersen. Marta arriva e mi tempesta con le sue richie– ste: « Insegnami la canzone che hai cantato l'altro giorno! ». L'im– pariamo insieme. In una settima– na tutto il gruppo la saprà, in un mese tutta la scuola, in meno di tre mesi tutto il villaggio la can– terà! ». Nelle classi secondarie, il « Ge– samtunterricht > consisteva in cor– si facoltativi in materie determi– nate. Questo sistema d'auto-inte– ressamento dà eccellenti risultati. Al principio, i maestri si rifiuta– rono di assegnare qualche lavoro allorché gli allievi ne domandava– no: e ciò, per obbligarli o piutto– sto per incitarli a trovare da se stessi. « In seguito, scrive Reese, tutti gli allievi lavoravano senza essere obbligati». Essi lavoravano tanto più volen– tieri che ogni studio sì faceva in gruppo, in tutta semplicità, in mo– do da bandire le tendenze all'esi– bizionismo e in modo che nessuno si sentisse isolato. Lo spirito col– lettivo poteva svilupparsi al più al-

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