Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967
chica, è coercitiva, è repressiva pel semplice fatto che viene dal di fuori. Erigendosi a norma universale si fa nemica della volontà individua, ne limita e ne contesta la spontaneità, le ruba l'iniziativa, ne nega la pro– pensione all'imprevisto e ne inasprisce lo spirito di contractizione che in un certo senso è poi lo spirito « tout court ». L'anarchico del sottosuolo intuisce che se l'anarchismo ufficiale avesse carta bianca, lo condanne– rebbe al bene ancor più rigorosamente di qualsiasi ideologia articolata in una legislazione positiva. D'altra parte, se avesse carta bianca l'uomo del sottosuolo, egli si manifesterebbe tiranno e se, venendo all'aperto, gli bisognasse un'ideolo– gia, egli sceglierebbe probabilmente la fascista. La verità a cui bisogna far fronte è che la libertà non è libertà se non è pura libertà di fare pure il male. Nietzsche, immaginando il suo salto aldilà del bene e del ma– le, non fece in realtà che rivendicare il privilegio di fare il male senza il fastidio di una coscienza. Per altre vie ora la società moderna paralizza la coscienza e pone essa pure il piede aldilà del bene e del male, impo– nendo scopi e condizioni di vita in cui il bene ed il male van perdendÒ i propri lineamenti e la propria importanza perché concorrentemente più non è importante l'individuo, ma solo lo sono gli apparati e le funzioni collettive. Il bene non è nè esterno, nè automatico, nè necessario. E' vero che il male•si radica, s'invigorisce e si fa tracotante quando trova od impone condizioni d'impurità; è vero pure che si possono indurre abitudini di bene, il rompere le quali diviene poi difficile e quasi impensabile; ed è vero che senza la pratica dell'altruismo la società umana sarebbe orri– bile e tetra. Ma il bene, inteso come categoria morale, è tutto nell'indi– viduo e se non è oggetto di libera scelta non ha valore, per quanto como– do, utile e piacevole possa essere il praticarlo. Esistono probabilmente individui senza morale, poiché la coscienza, si dice, è come il solletico, e c'è chi la patisce e chi no. Cosi pure è, non solo concepibile, ma in processo di delinearsi, una società in cui imperano le categorie dell'effi– cienza e del divertimento, del «comfort» e del conformismo, della pro– sperità e dell'igiene, mentre quelle morali vengono nei loro effetti cata– logate fra le nevrosi. Ma, ripeto, disusando o tagliando via la coscienza come si fa dell'appendice, si mutila e si mortifica l'individuo. Se l'anar– chia è per un tale processo ed essa vuole in effetti tutti gli individui come tante palline diverse solo di colore e di volume, l'esaltazione dello individuo che viene fatta in suo nome diventa ipocrisia. Similmente (direi quasi « a fortiori») pure il male è nell'individuo; con buona pace allo spirito di Giangiacomo Rousseau che vaga ancora per tanti viottoli dell'anarchico pensiero. Come, difatti, potrebbe essere altrimenti poiché il male è nella società e la società è fatta d'individui? Perchè, d'altra parte, ci sono oggi tanti delinquenti, massime fra i gio- 153
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