Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967
le si porta è un amore di giovinezza e perché quest'amore, quand'è fe– dele, riesce di grande conforto. La ragione pu6 essere UP.a mano tesa, un desiderio, una gioia e una garanzia di fratellanza. Ma può essere pure mano protesa in un gesto di rapina, con intenzioni stritolatrici. C'è una specie d'estasi associata all'io ragionante che si contempla a ragionare; per essa ci si identifica a una ragione assolut,a universale, alla Dialettica, allo Spirito, al Padre Eterno, e si gode di una sensazione di invincibilità, di quella invincibi– lità inerente al due più due fan quattro. Il processo che l'induce è simile a quello di un certo tipo di credente che, riconosciuto Dio onnipotente, gli si sottomette integralmente e senza condizioni per sentirsi poi, così sottomesso, onnipotente egli stesso. La i.,agione è imperialista. Diceva lo Schelling che « la possibilità generale del male consiste nell'erigere che fa l'uomo della propria iP– seità (Selbstheit) a principio supremo e a volontà generale (Allwillen),; e Leone Shestov di ripicco, in « Speculazione e Apocalisse>: « L'ipseità realmente vuole se stessa, e questa volontà di sè è la sua sostanza con– naturale e originale. Ma la volontà di sè non ha nulla in comune colla sete di dominio illimitato. Altre forze tirano al dominio, forze diretta– mente opposte all'ipseità, quelle che noi chiamiamo principi generali. Tali principi non hanno volontà propria, e non ammettano nè tolle– rano ohe l'abbiano altri. Da quando si cominciò a ragionare, per far piacere a quell'esigenza teoretica, se'nza soddisfazione della quale il va– lore della vita assume c'arattere dubitoso, da quando si prese ad assi– curarci che la ragione è il solo mezzo pel raggiungimento dello scopo più alto della vita, da allora e solo da allora l'idea di dominio è diven– tata allettevole e ha cominciato a stregare le menti». Gergo filosofico e difetti di traduzione a partC: L'individuo che vuole solo il proprio bene o segue il proprio capriccio può fare del male ad altrui, ma in– comparabilmente di più ne può fare chi si mette ad agire in nome di una volontà generale, d'un principio d'ordine universale e pel bene di tutti. L'anarchia, puramente intesa, dovrebbe essere tale da permet– tere ogni religione, attitudini sessuali le più diverse, l'ignoranza come la coltura, e strutture economiche varie, dalla più vasta e complessa alla più rudiment&le. Ma fra gli esponenti dell'anarchismo ufficiale ci si pronuncia spesso, a mo' di dogma e non di preferenza, per la ragione contro la religione e la superstizione, contro certi stili di vita sessuale come quello del matrimonio cristiano borghese, e per forme di orga– nizzazione economica scientifica e centralizzata, per certe tecniche della produzione efficientissime ma moralmente viziate. Si fa un dogma pure del progresso e ci6 vuol dire che si guarda al passato con odio e di– spregio; si esalta la rivoluzione, e ciò vuol dire che del passato si vuol fare tabula rasa, distruggendolo o aiutandolo a morire al più presto. Si 151
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