Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967

perché mi si viene a rompere le scatole con le leggi di natura e l'arit– metica quando a me queste leggi di natura, vedete, e il due più due fan– no quattro non mi vanno? Va bene, non riuscirò a rompere il loro muro colla mia testa se risulta di fatto che non ho forza abbastanza per rom– perlo, ma col loro muro io non farò la pace solo perchè si tratta di un muro di pietra e io non ho forze abbastanza per poterlo rompere>. Quest'attitudine la ritroveremo in Ivan Karamazov .:!he re$llluisce a Dio 1l biglietto d'entrata in questo mondo. Ma ne « Le memorie del sottosuolo>, come più tardi ne « I possessi >, l'oggetto degli attacchi cto– stoievschiani non è il Creatore, ma l'uomo che a Dio si sostituisce per ordinare il mondo secondo la sua ragione, vuoi alla maniera del Gran– de Inquisitore nella leggenda d'Ivan Karamazov, vuoi in quella di Shi– galov ne « I possessi -., vuoi in quella dell'Anticristo ne l'appendice alle « Tre Conversazioni> di Vladimiro Solovtev. L'umanità perfetta, senza più ineguaglianze economiche, pienamente sottomessa alle leggi della scienza e del buon senso, con tutto cosl ben previsto e regolato che ogni errore ne sia proscritto, Dostoievschi la simboleggia In un Palazzo di Cristallo dove prevede che alla fine regnerà la noia. Benchè non ci di– ca esplicitamente ch'è proprio colla noia che fa capolino Ja libertà: «Vedete>, ci dice, « 10, per esempio, non mi meraviglierei affatto se inopinatamente, nel bel mezzo della generale ragionevolezza, sor– gesse un signore qualunque, con un'ignobile o, per meglio dire, retro– grada fisionomia, il quale colle mani sull'anche, ci dica: ebbene, signo– ri, perché non dare un ca!cio e mandare a gambe aU'aria tutta questa ragionevolezza, solo perché vadano a farsi friggere tutti questi loga– ritmi, e noi si torni a vivere come si viveva prima, secondo la nostra stupida volontà?>. « L·uomo ama creare e costruire strade, continua Dostoievschi, di ciò non v'è dubbio. Ma perchè egli ama anche, e fino alla follia la di– struzione e il caos? ... Non è forse per caso perché egli stesso ha istinti– vamente paura di raggiungere la meta e di completare l'edificio di sua 'creazione? >. Riprendendo un pensiero già enunciato da Goethe, ma con tutt'altra enfasi ed in tutt'altro tono, suggerisce quindi che losco– po della vita è la vita stessa, cioè l'aspirare e lottare per raggiungere una meta irraggiungibile; meta, irraggiungibile non intrinsicamente, ma perché una volta raggiunta, «sarebbe una mera formula come il due più due fanno quattro, e due più due fanno quattro, cari signori, è già un essere fuori della vita, un principio di morte>. Se !.'uomo del sottosuolo dostoievschiano si fosse aperto all'ideale anarchico anzichè rinchiudersi in un denso ed intricato bozzolo di me– schini orgogli e raffinate umiliazioni, ci avrebbe parlato press'a poco cosi: lo sono anarchico, non perché l'anarchia sia possibile o desidera– bile (bisogna essere dei gran sempliciotti per crederla possibile quando giì uomini ~0:10 quei farabutti e quei vigliacchi che sono) ma perchè 149

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