Volontà - anno XX - n.2 - febbraio 1967
store contro la propria povertà, e contro la stessa natura. Lo stato di necessità in cui il pastore vive la propria vità di pastore ( di pasto– re, si potrebbe dire, non di uomo), fa cadere non solo il presupposto della punibilità, ma anche l'ele– mento stesso della riprovolezza; per esso non esiste più il reato: il furto appunto non è più furto (17). Solo in certe precise circostanze il furto diventa offesa: per esem– pio, se è effettuato da un nemico, da un compagno di ovile, da un vicino di ovile; basta allora la semplice omertà. Costituisce inol– tre un'offesa: il furto :(e per i bo– vini e gli equini lo sgarrettamen– to) della capra destinata a forni– re il latte alla famiglia, del maia– le ugualmente ingrassato per uso domestico, della vitella destin~tr q t neonato, all'orfano, alla moglie, d~ 1 cavallo o dei buoi destinati al lavoro dei campi; la distruzione vandalica del bestiame; l'incendio doloso; il pascolo abusivo inten– zionale in terreno recintato; l'in– giusta divisione patrimoniale in– tenzionale e raggiunta in un mo– :r..1.ento in cui la persona lesa non era in grado di far valere i suoi di– ritti; la diffamazione e la calun– nia, anche collettiva (l'ingiuria se effettuata con fatto reale non co– stituisce offesa); la rottura di u– na promessa di matrimonio; la rottura o il mancato adempimen– to di un patto stabilito; il far la spia (a meno che - anche se ciò è un atto disprezzabile - non sia effettuata dalla parte lesa), spe– cialmente presso la polizia invece (17) Pigl\aru, (Milano 1959), pag. 203 e 2(µ 92 che presso l'autorità giudiziaria; la falsa testimonianza special– mente se fatta da persona che non sia parte lesa (a meno che si tratti di qualcuno che « esercità la professione di teste falso > o che dichiara il falso a favore dell'im– putato, indipendentemente dalla sua colpevolezza o meno); l'azio– ne contro una persona ospitata e, infine, l'offesa del sangue. Tutti concetti che derivano in fondo da un senso naturale del ri– spetto degli esseri viventi e dell'o– nestà, la lealtà e la giustizia fra gli uomini. Anche se - stando al Porot (18) - la vendetta e l'interesse sono le ragioni più frequenti di un incen– dio doloso, non è impossioile cne lo stesso incendio doloso abbia, un po' come gli atti delittuosi in ge– nerale, specialmente nella società sarda inibita, anche un significa– to sessuale. II soggetto ci portereb– be però lontano e soprattutto su di un terreno instabile di discus– sioni teoriche. A titolo di indica- 7.ione, per coloro che desiderasse– ro approfondire l'argomento, se– gnalo comunque un 'opera fonda– mentale: Bachelard G. - « La psychanalyse due tel:1 » - t'ar,CT .. 1949. Solo quando il ripetersi mortale delle vendette, l'eccessiva intensi– tà della « disamistade >, rischia di compromettere la pace sociale del– la comunità, questa prende l'ini– ziativa « de sas paches », della pa– cificazione, attraverso la composi– zione incruenta dei conflitti e del– le offese. (18) Porot, 1>ag. 294
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