Volontà - anno XX - n.2 - febbraio 1967
La Sardegna è infine, delle re– gioni meridionali, quella di mino– re emigrazione, sia verso l'estero che verso le altre regioni italiane, sebbene dal 1955 ad oggi oltre 150.000 sardi disoccupati abbiano lasciato l'Isola. E' ciò che potreb– be essere in definitiva un bene ha, nel caso della Sardegna, come ri– sultato un isolamento ancora maggiore, e non solo geografico (le coste italiane più vicine si. trova– no a 230 chilometri), ma anche e soprattutto socio-culturale. Un i– solamento particolarmente delete– rio in una regione nella quale gli abitanti non hanno mai vissuto sul mare, ma se ne sono sempre ritratti, sospinti dalle invasioni o dalla malaria (3). Cause sociali. L'isolamento geografico di cui sopra non poteva che favorire la conservazione di una struttura so– ciale e culturale antica, special– mente nelle comunità rurali del– l'interno, distanti l'una dall'altra e chiuse su se stesse, anche per di– fendersi dalle «bardane>, cioè dal– le razzie organizzate da un villag– gio all'altro, ancora frequenti nel secolo scorso. All'interno di queste chiuse co– munità di villaggio (cosl bene de– scritte nei romanzi della Deledda - e più particolarmente in «Ma– rianna Sirca>, «Elias Portolu> e «Edera>, nelle poesie del Satta e, più recentemente, nelle opere del– la Giacobbe - e Diario di una maestrina>, Bari 1957 e «Piccole (J) Crespi, pag. 101. cronache>, Bari 1961 - e del Fio– ri: «Sonetaùla>, Roma senza data). tanto più se formate solo da pa– stori, il senso della solidarietà, malgrado lo spirito indipendente, non è del tutto assente: il pa3to– re che esce dal carcere, ricostitui– sce spesso il suo gregge mediante un contributo di uno o due capi ricevuto da ogni capo famiglia. Per questo il Crespi può scrive– re di un e coltivato senso comuni– tario dei rapporti umani, confuso con un soggettivismo orgoglioso> (4). Infatti, mentre i lavoratori agri– coli - e sebbene l'importanza del latifondo sia in Sardegna inferio– re che nel Mezzogiorno - possono raramente mutare le loro condi– zioni sociali, i pastori profittano talvolta, data la struttura partico– lare della loro professione, di una rapida (e spesso effimera) ascesa e non sono rari i servi-pastori che arrivano, passando per una fase mista, a costituire un proprio greg– ge, anche se modesto. Seguendo lo stesso processo sociale, i piccoli proprietari di greggi tendono a di– ventare medi e talvolta grandi proprietari ed una volta arrivati allo scopo, fanno studiare i figli che entrano cosl nei ranghi della cosidetta borghesia intellettuale. Ne risulta uno scarso senso del– la lotta sociale e tutti g11 (s.;ur.:-1 o falliti) tentativi di rinascita e– conomico-sociale della Sardegna sono semnre stati abbozzati dal– l'esterno, -ed i contadini (ancor più i pastori) invece di esserne i (4) Crespi, pag. 104 83
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