Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967

da Zola, irritatissimo;' delle sue afferm;:izìoni, come appare dalla lettera di quest'ultimo al discepolo dì Proudhon, Béliard. Validissime tuttavia e auuali, riprese da tanti filoni artistici moderni, sono le sue anticipazioni sull'arte futura, l'« Arte Umana >i nelle bellissime pa– gine del capitolo XXTl e della conclusione del "Principe de l'A1·t », come pure Ja sua critica ai monumenti vari costruiti a Parigi nel suo secolo, e la sua lode invece alla « Héllles » di Parigi, che ricorda i versi di Lorca: « .•. perchè nessuno dubiti dell'i11fi11itabellet,z.a del!-li imbuti, dei radia!ori, dei pi11mini e delle casseruole di c11•:111a "· (Ode al Re Harlem, (;uanda) Validissimo in un periodo in cui ancora imperversavano i costumi della polemica tra classici e romantici, il suo giudizio: « Confesso che, mettendomi suc– cessivamente da ogni punto di vista possibile, trovo tanta arte nel Dies Irae o la Lauda Sion che nelle miglk•ri odi di Orazio; nella scultura del Medio Evo che in quella greca ( 15). Validissimo infine il suo volere collocare ogni espressione d'arte nel suo periodo storico; e da qui la ~ua anlipatia verso le moderne Veneri e altri dei e dee quasi tali soggetti fossero più degni di fissare l'attenzione degli artisti e esistessero in genere particolari oggetti e atteggiamenti degni di essere arte, e altri no. E in ciò si affianca a Courbcrt che diccl'a: « Voi che pretendete rappresentare Carlomagno, Cesure e Cristo, sapreste poi fare il ritratto di vo– stro padre!» (16). Validissima anche la sua simpatia, legata alla sua concezione del decen– tramento politico, all'artista collegato con sangue e anima a una comunità, anche piccola, che comunica agli altri, e che in tale comunicazione a!lai"ga all'universalità. E valida la sua polemica, quanto attuali.:!, con la censura dell'epoca, la quale mentre si ~1cc,rniva contro il quadro di Coubert « Il ritorno dalla Con– ferenza», lasciava passare tanta arte diseducativa e puramente commerciale (ammesso naturalmente che vi debba essere una censura, il che non è con– cesso da Proudhon). Con più precisione voglio riassumere ora le concezioni di Proudhon sulla arte, iniziando dal suo esame dell'arte antica. Arte tipica quella degli Egizi. quando gli uomini, tesi a edificare l'idea di se stessi, non sono attenti :1lla infinita varietà <li sè e della vita, ma al tipico, all'astratto. Questa orte è rigidamente legata al sistema religioso e sociale, è frutto di una disciplina collettiva degli artisti, che tramandano in schemi geo– metrici l'espressione di un sistem;t. Quando il sistema crolla, si rompe quella disciplina, e ::incile quel tipo di arte decade. 15) Du Principe, R. 86. 16) Citato da ProuJhon nel Princi1,.:, p_ 170. 40

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