Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967
Non fu p1..1rtroppo quello aus.picato da Proudhon il linguaggio delle due si– gnore, che invece gli diedero del «rozzo», dcli'« asino» e del « vile», E d'altra parte alcune caratteristiche del femminismo dell'epoca, proprie anche del mo– mento femminista degli inizi del '900, dovevano p1·ofondamente urtare Proudhon, come l'affermazione che l'emancipazione della donna sarebbe da soh bastata ad affrancare l'umanità dalla servitù. Mentre egli riteneva che l'affrancamento delle cb.ssi sfrutt. :i.te avrebbe risolto i problemi della donna, del suo sfruttamento nel lavoro, e quelli dell'infanzia, e avrebbe condotto alla ricostituzione della famiglia. Po.sizioni in realtà parziali ambedue se si guarda alla realtà come essa è e a come si è andato attuando il processo di inserimento della donna nella vita civile e produttiva. Certo l'aumento demografico e il depauperamento della classe contadina e operaia hanno contribuito a spingere la donna nel mondo del lavoro industriale (d'altra parte nella classe contadina la donna ha sempre lavorato a fianco dell'uomo in tutti i paesi del mondo). Ma sopra tutto il maggiore rendimento de! lavoro collettivo ri'ipello a quello delle cel– lule familiari è stato il faltore determinante. La donna poi, una volta inserita nella produzione, ha acquistato coscienza della sua autonomi:l, delle sue ca– pacità e dei problemi della vita organizzata, sociale e politica; la sua libertà eco11omica l'ha resa pari all'uomo, p::ldre, fratello, marito. E da questa posi– zione di parità economica ha rivendicato la sua libertà e parità sessuale e civile e politica. D'altra parte le guerre moderne, che tanto hanno colpito la popolazione civile, e le moderne guerriglie e movimenti partigiani e di resi– stenza popolare hanno immesso la donn~ nella lotta armata a fianco degli uo– mini; altra parità di fallo che non può essere poi canceÙata in tempo di pace. Infine la maggiore diffusione e il maggiore approfondimento dell'opera educa– tiva e di istruzione semp,·e più sottraggono questa sfera alla famiglia, per cni questa va perdendo non solo la sua funzione di unità produttiva, ma anche quella di unità educativa, alle quali funzioni erano stati subordinati i rappor– ti fra i sessi in vista di una superiore finalità della specie. La ineguaglianza fra i sessi ritorna cioè al suo fondamento originario, biologico e psicologico, pur rimanendo assodato, come per le razze della terr:l, che le differenze non sono assolute, ma suscettibili di infinite sfumature. E la famiglia si riduce a una cellula affettiva, cioè alla sua più fondamentale funzione. Ma tutto questo non poteva prevedere Proudhon. Egli avvertiva solo il di– sordine dj una epoca di tr;:msizione e reagiva a questo male con l'aspirazione a torna,·e indietro. Anche sul piano personale egli reagiva ai mali del mondo rifugiandosi nell'intimità familiare. Allo statalismo, alla ingerenza della bu– rocrazia e delle strutture centrali egli oppone la famiglia, piccola cellula au• tonoma a misura umana; rinforzando questo istituto, si lotta contro lo stato, E d'altra parte, se gli uomini riusciranno a sfogare in famiglia il loro auto– ritarismo, riusciranno maggiormente a essere eguali fra loro nell'organizza– zione sociale. Qui si trova una contraddizione insoluta nel pensiero di Prou– dhon. Poichè questa st~ssa famiglia è poi fonte di egoismi e di avidità e da essa derivano in parte i mali della proprietà. Inoltre ritengo che la coscienza è unitaria, non si può essere ::ld un tempo in una sfera autoritari e nell'altra 37
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