Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967
viltà e la ccpacitii di fare trasferimenti è ciò che distingue l'uomo dagli ani– mali .. \-fa questo è 11nprocesso congilmto con le maggiori difficoltà; a volte. è sentito ,;ouu 1111a colpa, o un misfatto, come ce lo prova il mito della ca– duta di Adamo e quello del fuoco rapito a Prometeo». Emma Jung, U11contrib11to al problema dell'Anima (in LA REALTA' DELL'ANIMA, di C. G. J1111g, Astrolabio, Noma, 1949). Nell'epoça del rnzionalismo si è manifestato un atteggiamento nuovo verso la femminilità, per cui la donna ha cominciato a entrare nel dominio, sino ad allora dell'uomo, delt'intelleuualità e della libertà e ha preteso ùi diventare com_ pagna dell'uomo, liberandosi dal suo sfondo mitico di figura materna oscura e da quella luminoso-~piritue\listica di vergine e madonna. Tale avvenimento ha trovato il suo culmine e anche le sue maggiori aberrazioni agli inizi del 1900 nei movimenti femministi e continua, ancora oggi, nellt1. realtà e nei vari movimenti pe1· l'emancipazione della donna e per la parità dei diritti, nel men– tre che da un punto di vist3 economico la donna prende parte sempre più at· tiva a quella dell'uomo nei processi produttivi. D'altra parte i mutamenti avvenuti nell'ccor.omia e nei sistemi di produ– zione portano semrre di più al àisfacimento della vecchia famiglia patriarcale, cellula produttiva autonom~. Per cui dalla famiglia di tipo patriarcale si è pas– sati in brga misura a quella di tipo coniugale, con una tendenza avveniristica della famiglia a risolversi sempre di più in vaste comunità di produzione, di lavoro e di studio (fabbriche, comunità agricole, comunità di bambini, di gio– vani, asili, nidi, complessi universit.iri, ccc.). Allo stesso modo che in epoca remota secondo alcuni, riel esempio Engcls, si passò dalla struttura comunitaria alla famiglia patriarcale, si tenderebbe ·oggi a passare dalla struttura famiglia– re a quella comunitaria, più adatta ai moderni sistemi di produzione. Al tempo di Proudhon tali nuovi aucggiamenti erano rappresentati da un Jato dall'inserimento della donna nella produzione (fabbriche); dall'altro da movimenti intcllctttiali e artistici, quali il sansimonismo e in genere la con· cczione romantica della femminilità. Possiamo comunque unificare questi due processi in una visione più pro– fonda e affermare, seguendo lo psicologo svizzero C. G. Jung, che è in atto un allargamenlo generale della coscienza, che si estende soprattutto e spesso in modo drammatico alla donna; e che tale allargamento, come in genere ogni allargamento della coscienza e ogni allontanamento dalla natura, viene spesso sentito come una colpa, come un male (v. ad esempio il mito della cacciata dal paradiso tcncstre; gli uomini per essersi impadroniti della conoscenza vengono puniti dalla divinità). Il Proudhon fa parte di coloro che sentono tale allargamento deJla coscien– za alla donna come un male. Sicchè il problema dell'inserimento della donna nel mondo del lavoro rientrava secondo lui nel fenomeno generale della de– pauperizzazione della cbssc operaia e contadina, dove il guadagno dell'uomo non bastava più al sostentamento della famiglia. Ed era inoltre dovuto alla disoccu~ 34
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