Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967

A questo proposito è necessario una precisazione su che c.:osa intenda Prou– dhon per lavoro. Per Proudh:::m il vero lavoro è quelle rhe impegna l'uornb nella sua totalità, quindi anche nella suo intelligenza e spiritualità. Per lui i conta· dini sono fra i meno « la\ 1 oratori » nel senso che la loro fa:ica è quasi sola– mente fisica, e l'operaio che lavora a una macchina lavora cli più di quello che usa solo le m~rni, pcrchè nel primo caso sono maggiormente impegnate le :.ue racoltà int.cllcttivc e di tontrollo della materia. Contrariamcnt,~ a quanto ritengono altri, per Proudhon le macchine non diminuiscono il hlVOro, lo spo· stano: ciò che prima si richiedeva ai muscoli viene richi~sto al cervello. Alla luce di questa concezione appare c.:hiara l'affermazione prt.!cedente di Proudhon sul lavoro dei contadini, apparentemente paradossale. Ora Proudhon riticue che il lavoro sia il pili polente di tutti gli antiarro– disiaci. E se gli si obietta che gli indigeni delle Americhe e la classe dirigenle in genere fa molti figli, risponde che la indigem.a « è per natura poco lavora– trice e che il povero, sottoposto a una fotica meccanica, conserva sempre, per meschina che sia la sua sussistenza, più forza di quanto gliene è necessaria per assicurare la <;ua deplorevole posterità». E quindi: « La castità è la compagna del lavoro ... ». « Lascia stare le rlom1e - di– ceva a Gian Giacomo 1111a gemile veneziana -· e s/11tlia le 111at..:111atiche » (6). A questo punto Proudhon si domanda se questa castità non possa essere ancora una forma di cos1rizionc e di mutilazione, e quindi di repressione in genere della vita dell'individuo. Lo sarebbe se non fosse un fatto naturale. Per Prou<lhon è un fenomeno naturale che l'uomo si allontani dalla materia, e quindi anche dall'amore fisi· co. Per Proudhon il vero amore inizia quando cessa l'attrazione. fisica. In ciò il suo pensiero raggiunge quello dei mistici cristiani. Egli afferma esplicita– mente di aspirare a una società di santi: « Delle tlue cose l'u'1o., o /'wnanila deve divenire col lavoro una società di santi, oppure,, col monopolio e la miseria, la civiltà 11011 è più che 1111 im– menso piacere» (7). Proudhon, che, in campo filosofico, aveva così ben distinto il «noumeno» ria! « feflomeno » e che aveva aff0rm<lto che dal momento che l'amore è gra• tuito è necessario l'obbligo della giustizia, cade piPnamcnte nella metafisica, nc!la sua fede in un lìnalìsmo della vita umana, che dovrebbe tendere a una società di santi. Egli combatte la concezione cristiana de.Ila vita che è una valle di lacrime, che si attraversa prima di ricongiungersi a Dio. Ma nel mo– mento in cui <1ffcrma che la vita è una vita cli pena e fatica che prepara a una società di santi, afferma la stc.ssa cosa. 6) La filosofia della miseria, Sentieri 7) Idem 32

RkJQdWJsaXNoZXIy