Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967
più dannose della paurn è che induce ad « accettare l'autorità nelle faccende u· m.:\ne ». E dall'autorità egli mette sempre in guardia l'educatore: « la disciplina implica resistenza, cd ç mai possibile che la rc:.i!:itenza ingeneri ~,more?» (pag. 22). « Ci può esser comunione con coloro che cerchiamo c)icontrollai·e? » (pag.38). La liberazione dal metodo autoritario è però un fatto complesso, in quanto si estende anche a tutto l'ambiente, che cerca di condizionare il bambino e c,i impedirgli il libero sviluppo delle sue facoltà. « Condizionare l'allievo ad accetta. re l'ambiente attuale è cosa sciocca» (pag. 21 h Nel nostro mondo il bambino è cosi retto, fin dalla cull,1., ad imparare quella che siamo soli li chiamare la « vir– tù,. dell'adaltamento; ma che Krishnamurti, il quale capovolge completamente ! con:ueti valori, considc,-~\ gravissimo erro1-e. Il nostro ambiente presenta tali e 1an1i difetti (.i cominciare ,·alla famiglia) che l'adattamento è sconsigliabile. « Noi 3cccttiamo le cose come sono ed incoraggiamo il bambino ad adattarsi alla società presente. Lo condizionamo ai nostri presenti modi di vita. Ma un $iffatto conformar$i ai valori presenti, che pcrtanr, alla guerra e :,,]la fame, può considerarsi educazione?» Cpag. 20). Interessante osservare, a questo proposito, c()mc un{.,hc f. Kc1nt,nella sua Pedagogia, pur ancorata ai fondamenti tradiziona– li, nbbia avuto simile intuizione: « un rrinc:pio di pedagogia, ::i.Iquale dovreO· hcro mirare segnatamente gli uomini che prop(,ngono norma di [irte educativa è qucslo: che non devesi educare il fanciullo secondo lo stato 1wesente della specie- umuna. ma secondo uno stato migliore, poF,sibilc nell'avvenire-> (La Peda– gogia - Torino, 1931- pag. 34). Ma anche la reazione .:dl'ambicnte può rappresentare un condizionamento, se pur negativo. « La rivolta è di due specie: c'è la rivolta violenta che è mera reazione senza intendimento contro l'ordine esistente, è c'è la rivolta psicologica della intelligenza» (pag. 7). La prima spinge l'uomo a liberarsi da una ortodos• sia per abbraciarne un'altra, ad abhande,nare un ideale per cercarne un'altra, ed è prrciò del tutto sterile. Ne consegue che l'educatore cerca sempre di edu– rarc secondo un determinato ideale. Non parliamo forse di educazione del Me· d!ocvo. del Rinascimento, della Riforma, della Controriforma, ciel Risorgimento, e così via? Cioè di sistemi educati\'i impost<'ti tutti su un ideale, mutevole secon_ do le circostanze storiche, in vista del quale il fanciullo viene allevato, mentre la su::i.person.ilità non conta nulla ncll'avviu.·ncbrs: delle umane i::leolc1?ie? « Gli ideali sono umane evasioni, dirà Krishnamw·ti, e il maestro chc li ~egu-c è inca– pace di intendere i suoi allieYi e di trattare con loro intelligentemente)► (pag. 17). Soprattutto da evitare è il condizionamento religioso che vuole trasmettere al fanciullo quell'insieme di c1·edcnze, di 1·iti, di fedi, di timori che sono patrinN• nio della società, ricevuto in eredità dai nostri professori. Tale condizionamen– to ohre ad essere un impaccio alla libertà, diviene anche fonte di separatismo e di discordie, per non dire di lotta, frn gli individui profess,mti culti diversi, e alimenta la paura ispirata dalla minaccia dt..l castigo o della collera divina. La paura e il separatismo sono proprio i due scogli che il nostro autore esorta sempre ad evitare. « Dogmi, misteri, riti non conducono ad una vita spirituale. La vera religione non consiste in un insieme di riti, di speranze e <li paure. La 22
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