Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967

coloro chC' sono considerati « maç-stri », che occupano cattc.drc, che scrivono libri, che si fanno ascoltare, e !)retendon•) di insegnare « che cosa sia giusto» ad un bambino di dodii::;i mesi a ... (lasciamo da parte gli eufemismi) suon di schiaffi, di fronte a tanta insipienza, - si ren.1..::evidente il significai.o e l'impor– tanza del messaggio educativo cli Krishnarr.urti, improntato alla .~..1pienza indui· sta, la quale esige che ogni azione sia compiuta senza l'interesse <lei risultato. Tn1cressc che rende gli educatori impazienti, pronti a servirsi dei 1<1ezzipiù sbri– gativi pur di conseguire lo scopo, preoccupati solo di queslo, anzichè dell'essere umano aflìdato alla !oro cura. Così l'educando non deve mai t:sser indotto ad agire in un modo anzichè.• in un ahro datb speranza del premio o dalla paur:1 del castigo: « il ricevere ricomp~n'>e o punizioni per una qualsiasi azione non fa che rinforzare la condo11n egocentrica» (p;ig. 25). Ricompense e punizioni han· no, perciò, un'inOuen1.a gravemente diseducativa, in quanto persuadono ad un comportamento fondato soltanto sulla paura o sull'interesse. N0n si insisterà mai abh:i-;unza su qucs10 processo diseducativo, nel quale vengono allt\ati i nostri bambini; e all'insegnamento di Krishnamuni si asso– ciano tulli coloro i quali nutrono la convinzione che condizionare il comporta– mento dell'uomo, fin dalla prima alba della vit:-t, al movente della « paura o del• l'interes5e" sia la causa fond..1mcntale delle più gravi sciagure, - quali la guerr:1 e lo sterminio, - che soffre la società u:-tiann. Pe1· conseguenza la «costrizione» sia pur~ in senso lato, non l--ia,per il no– stro autore, nulla a eh~ fare con l'educazion.~, la quale consiste nel comprendere, nell'anùre, nell'offrire que!I~ oppo1·tunìtà di ambiente che aiutino l'alrofizzarsi delb caui,a volontà e lo sviluppo delle qualità migliori.« Non è possibile risve– gliare la sensibilità attrave1·so la costrizione. Si può costringere un bambino ad c5S('rC esteriormente quieto, ma con qucHo non si giunge ad affrontare ciò che lo rende ostinato, impudcn~e od altro. La costrizione suscita antagonismo e paura» (pag. 22). Al contrario, per molti dei nostri educatori, educazione e disci– plina sono sinonimi, - sia per quella pigri;da che C'Sigeuna facile e rapida solu· zione, sia per rislrt'!ttezza di visuale, sia per il· compiacimento che 1:roviene dal comando, - tanto che si richiede al fanciullo l'obbedienza come prima, anzi unica virtù. Questo atteggiamento è vivacemente combattuto da Krishnamurti: « il conformismo e l'obbedienza non hanno posto nella retta educazione. Quando si pre!cndc che i bambini dimostrino rispello verso i maggiori d'età gencralmeme s.'istillf! un'abitudine, un modo di comportamento puramente esteriore, e 1a paura assume la forma dclb venerazione» (pag. 23). Invece nel processo educa• tivo, è fondamentale la liberalione dalla paura « perchè la paura di:.torce la no– <;tra intera visione della vita. Quando non saremo più in cerca di risultati im· mediati, cominceremo a vedere quanto sia irr,portante che tanto l'educ~1tc,re quan. to il fanciullo siano liberi dalla paura di punizioni e dalla speranza di ricompen– <;a,e da ogni altra forma di costrizione 1} (pag. 25). Vi è al contrario una corrente pedagogie«, che, <:ebbene non lo -_onfcssi aper– tamente, pone come fondamento dell'educazione la paura: il santo timore di Dio, la paura revcre.nzble dei genitori e dei maestri, la soggezione c.ki superiori, l'osservanza rbpettosa delle '.cggi. Secondo Krishnamurti una 1clle conseguenze 21

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