Volontà - anno XIX- n.12 - dicembre 1966

mente la loro origine eia malintesi. E' certo che nella formazione della n0- st1·:1 coscienza individuale, la società rappresenta un elemento importante carico di tutte le attribuzioni di realtà in cerio qu::i.l modo qu:1nti1a1ivo che hanno la loro psicologia, le loro foi-Le specifiche e che esprimono la loro volontà regolandosi secondo le proprie norme. Partendo da ciò, si può co– slruire scientificamente una scienza dell'organizzazione sociale, o, meglio, ~ernplìcementc comprendere la società in quanto tale indipendentemente dal– la sostanza etica. E, nondimeno, affermare che la collettività è l'unica realtà della vita so– ciale, significa andar contro ciò che è evidentt'. Come non c'è mai stata e non vi potrà mai essere esistenza soci:ak: che si ponga al di fuori degli uo– mini, così non può esistere un elemento sociale eh~ non debba prendere in considerazione l'iniziativa individuale, la crea7ione individuale. Il sentimento sociale è sempre il prodotlo di una, volontà individuale, qualunque siano i motivi che stanno alla sua origine. Innanzitutto ogni fenomeno, perchè di– venti fenomeno sociale, deve comunque passare attraverso la coscienza del– l'individuo e deve essere l'espressione d'un lav0ro individuale. Non conoscia– mo altra origine del fallo sociale che non sia sempre un fatto individuale, personale all'inizio, assimilato poi dalla società che, a sua volta, imprime, ad esso diverse e molteplici influenze; questo fatto riprende poi progressivamen– te un carattere «specifico» e diviene purament-:: «sociale», finendo con l'esse– re considerato come autonomo, come un feticcio, qualcosa di misterioso, una «realtà» sconosciuta. Vi è prima di tutto l'individuo, del quale la società non è che il prodot– to. L'individuo è la sola realtà, col suo complesso e le sue parlicolarità psicologkhe, con i suoi ricordi ed i suoi slanci. La società è reale solo come il riflesso di una luce, la luce dell'individuo rrale. Questo problema è stato trattato ampiamente da Pietro L. Lavrov (1832- 1900), il quale ne ha fallo il punto focale dì tulta la sua indagine. Egli, in una delle sue «Lettere storiche» (1868-1869), così scrive: 704 L'individtw :-.nbol'di1lerà i propri ituere.ssi agli interessi della collettività solta11to Q/1(11/du vetlrà, 11el/asocietà ed in :-.estesso, due pl'incìvi egualmente l'eali, anche se contrastanti tra loro. Cosi, nello stesso tempo, la pretesa della società di inghiottire l'individuo potrà esistere solo se la società considera che i suoi scop1 11011 stanno nell'individuo ma in qualcos'altro. La società al di fuori dell'individuo 11011 racchiude niente di reale, .. Gli scopi socialisti 1101ivotrm1110 essere raggiwlfi che a/traverso l'individuo., .. ,.. ~· ...L'individualismo ... si compedi,.:, nella creazione di 1111 bene com!lne per mcz:.u di sforzi individ11nli; d'altra pari,?, il b~ne com1mc nou JJOtrebbe realiz– zarsi diversamentt!.. Si creerà la società realizzando gli scopi individuali nella vita sociale, giacchè questi scopi non J10lran110in c{felfi realizzarsi in nessun alt,o ambiente». 11 Lavrov in al1re pubblicazioni, sviluppa questo stesso pensiero:

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