Volontà - anno XIX- n.12 - dicembre 1966

re il nuovo clima in cui gli Italiani so– no chiamali a muoversi. L'istruzione non deve essere più illuministicamen– te data in maniera uniforme ed astrat– ta, ma in maniera differenziata e con– creta. Cioè lo Stato ha l'obbligo di fa– vorire le condizioni per cui il cittadino abbia la possibilità di raggiungere il massimo ciel sapere ossia i più alti gradi degli studi, secondo le sue atti– tudini e le sue libere scelte. Questa concezione supera quella del– la democrazia borghese, in quanto la eguaglianza dei diritti dei cittadini non va più vista meccanicisticamente come eguaglianza di tutti di fronte alla leg– ge, ma è eguaglianza concreta e reale pcrchè consìdera le reali possibilità di ognuno. Ecco che da ciò si evidenzia il co.ntenuto della vera democrazia che si può sintetizzare negli attributi della li– bertà, della giustizia e della socialità. T ntanto una scuola, in un paese de– mocratico, dovrebbe avere tutti quei caratteri materiali e formali perchè i cittadini possano svilupparsi liberamen– te. C'è quindi un problema di mezzi, di ~trutture, di insegnanti, di ambien– te. Oggi la scuola vive in una società in continua trasformazione per cui de– ve sapersi adeguare ai nuovi valori e prepararsi alla società nuova dell'avve– nire. Noi crediamo di individuare i nuovi valori nella scienza, nella tecnica, nella socialità e ci prospettiamo la società futura, senza presumere di essere pro– feti, come una società a servizio del cittadino o meglio dell'uomo, dove la libertà sia sempre più intesa come con– sapevolezza dei propri mezzi e respon– sabilità delle proprie azioni. Una scuo– la che tenga conto di questo sviluppo dovrà rinnovarsi sia sul piano scienti– fico che sociale, sia sul piano didattico 700 che sul piano delle srutture interne. Non sarà più una scuola agnostica, ma terrà conto delle nuove scoperte scien• tifiche e delle applicazioni tecniche; non sarà più una scuola classista, ma una scuola che saprà tenere conto sol– tanto dei differenti livelli intellettuali anche dei pili bassi, al di là di ogni di– scriminazione di censo, di classe, o di razza. Non ci potrà essere più divorzio tra studi umanistici e tecnici, in quan– to la scuola sarà integrata, in cui la cultura risulterà da11a integrazione di tutti i rami del sapere, dalla collabo– razione di tutti gli enti ed istituti che abbiano competenza per la formazione autonoma della gioventù. Indubbiamente in Italia molto cam– mino resta da fare ancora in questo senso. Ragioni di ordine politico, con– fessionale e sociale ritardano lo svi– luppo della nostra scuola. Si tratta an– che di sviluppare le altre istituzioni in quanto c'è interdipendenza fra scuola e società. Tuttavia non basta raggiun– gere lo scopo di una scuola bene or– ganizzata nei suoi edifici, nei suoi or– dinamenti interni, nelle sue attività ri– creative, nelle sue forme di assistenza e di servizio sociale. Tutto ciò anche se indispensabile può restare inefficace se non vi è lo « spirito democratico» che alimenti tutte le istituzioni edu– cative. Ciò significa che la democrazia avrà un significato quando gli uomini sa– pranno rendersi consci di questo nuo– vo valore assurdo nella coscienza dei pop0!i. Però democrazia non deve es– sere un concetto statico, quasi che esi~ stessero degli schemi democratici vali– di per sempre: una sana concezione democratica è dinamica, cioè suscetti– bile di sempre nuovi sviluppi e di con- tinue conquiste. PIERO RIGGIO

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