Volontà - anno XIX- n.11 - novembre 1966

cina diversa. Robin, allo scopo, aveva provvisto l'orfanotrofio di una botteguccia di calzok·ria, di locali per tipogr:lfia, litografia e rilegatura, per aggiustatura, per rucina, per lavoro di falegnameria, cucitura, stiratura, cucina ( IO). Tutti gli allievi scnw eccezione praticavano questo « papillonage ». Così la cucina e la cucitura erano insegnate alle ragazze come ai ragazzi e i due sessi lavoravano ugualmente il ferro e il legno. Ben inteso, per ciascuna branca di Javori, ogni allievo era dotato d'una scheda sulla quale il maestro redigeva uno stato dei lavori effeuuati. Si potc– v.ino così redigere in\'Cntari, seguire il lavoro dei ragazzi, tirarne lutte le con– clusioni possibili e lullc le indicazioni interessanti. A partire dai 12-13 anni, i rngazzi, sulla base delle preferenze individuali (che s'erano fatte strada nel corso degli anni precedenti) cominciavano a « spe– cializzarsi » senza pertanto disinteressarsi del lavoro effettuato nelle altre officine. Quest'ultima fase durava Ire illlni. Partito dai fatti, dalla pratica, dall'esperienza, dal concreto, avendo otte– nuto l'attenzione e suscitato la curiosità, ed essendosi sforzato di sviluppare lo spirito d'osservazione, di ricerca e d'iniziativa, si arrivava allora allo studio teo1ico sui lib1i, considerato come un complemento, e Robin ripeteva: « La– sciate ai ragazzi stessi fare le loro scoperte, aspettate le loro domande, rlspon• dete sobriamente, con risen•a, affinchè il loro spirito continui i suoi sforzi, astenetevi soprattutto dall'imporre loro idee già fatte, banali, trasmesse dall'abi– tudine irriflessiva e che istupidisce ». Ma, per condurre in porto una educazione intellettuale cosl concepita, oc– correva abbandonare il tipo tradizionale di aula, e Robin ad essa sostituiva: • Un musco universale e attraente, con collezioni di ogni natura, di disegni, qua• dri, e un laboratorio-officina per ogni specie di ricerche e di lavori». Così a Cempuis, accanto alle officine e alla fattoria, v'era un' piccolo giar– dino, un museo matematico, un gabinetto di fisica e chimica, una stazione meteorologica (le cui osservazioni crnno comunicate all'Ufficio Centrale Me– teorologico), un musco astronomico e un musco storico. Infine, gli allievi disponevano d'un tealro ch'essi avevano approntato, d'una biblioteca e di sale di studio che permettevano il lavoro individuale o il lavoro a squadre.' E Robin può scrivere allora: « Un tale ambiente ci sembrò appropriato a portare al massimo l'attività produttrice, l'avidità scientifica di ciascuno, e l'utilizzazione delle ricchezze della colonia. Là, senza coercizione, col semplice impulso, i ragazzi acquistarono le conoscenze iniziali ciel periodo spontaneo, (IO) La maggior parte del locali destinati a quesli laboratori er:mo collocati in una cappella che Robin 3\'Cva fatto demolire al tempo del grand-: scandalo dei e benpensanti•· 623

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