Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

se, è la più significativa anche se risente di un periodo faticoso dal punto di vista strumentale. Vi è riportata, in parte, una particolare giaculatoria che in tutte le case dell'ordine chiudeva ogni tipo di preghiera: • Domine messis, Do– mine messis, mitte operarios in messcm tuam. Ergo etiam in istam •· La ripe– tevamo con gli occhi chiusi .1nchc la sera quando dalla cappella si saliva su in dormitorio recitando tutto il • Dc profundis•. L'ultima visione era quella della morte; poi chiedevamo al Signore di mandare operai alJa sua messe e ci mettevamo a letlo, sotto le lenzuola piene di pulci, stanchi e coi ginocchi doloranti. Dopo una seltimana le lenzuola erano lct1cralmcntc piene di puntini rossi. L'igiene era qualco~a di cui si parlava con molta cautela. li corpo doveva soffrire. Non esistnano docce nè gabinetti suffi– cienti; c'era un solo bagno; e l'edificio di due piani, c;ituato su un'antica rocca della città, era nuovo. I buoni cari ingenui padri di quell'ordine reHgioso che non dico credevano, oltre che in Dio, al dim,olo ma non al decoro umano, alla pu)i,ria, alle esigenze di una comunità. Per ciò che non ho detto, mi piace qui riportare la poesia, Il sarto di Cristo Re, a cui ho accenn:ito prima, scritta nel 1955: Farneticava il sarto per i corridoi / (aveva un meccanismo nelle scapole). I Mi scricchiolava intorno con le mani / di gesso e il collo lungo di testuggine / che mi usciva dal fianco. Sopra un mare / tenebroso beccavano le forbici I come un uccello micidi.1lc ... A mattutino battevano mani / nel dormitorio. Un cieco latino / - Mitte opcrarios in messem tuam - I sfuggiva dalla bocca sen;,a cuore. / E tu Signore della messe mi rubavi / il giuramento d'essere fidelis / mentre dal nero già spuntava il timido/ segno dell'unghia. Già il vicario curvo/ scortato dal prefetto musicista / aveva decretato J,1. condanna / di quei gracili ycrsi alla luna amorosa / scovati sotto i cenci di • probando •··· E il sarto regolava un suo sospetto / armamentario. Con occhi di ruggine / !'!Crutando l'animale bianco che ero, / rifaceva misure, imbastiture. / Ma Dina al Santuario di Montaho, / étarenz:t r>..I Castellaccio / intrinsero d'un succo di• lettoso / l'ondulante gramaglia. Maturò / col peccato l'artiglio che la scisse. / Così fuggii da Cristo Re sull'alta / Rocca Guelfonia, dal cilicio assurdo / di spago a nodi, dai dolci compagni ... / Fuggii dalla terra di nuvole e di vento, / dal mare vorticoso di Cariddi / dove uomini aguzzi sulla pertica / della barca annunciavano famelici / il guizzo 1>ianco della preda; dove / il traghetto not. turno urlava corti / richiami di siren.l all'innocenza / ribelle e inerte dell'ado]e. scema (23). 9) IL PARROCO DEL PAESE DI MIO PADRE Nell'indagine di cui poco fa parlavamo, - un'indagine fortunata, i cui ri• sultati sono stati raccolti in un libro, Giacinti per U suo splrllo, che Salvatore Ouasimodo ha voluto trovare « originale e intelligente», - abbiamo documen• (23) Da Ricordi di collcglo di Fiore Torrisl. di pross. pubbl. 594

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