Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966
agrario nella Sicilia borbonica, rappresenta, per i suoi tempi, una vera ecce– zione. Fra Pasquale la regola. 8) LA CONFESSIONE DI UN POETA, EX-SEMINARISTA Non sappiamo come Don Gaetano si sia in seguito comportato con la figlia, che andò sposa ad uno elci rampolli più facoltosi della borghesia locale; forse, per il resto, fece quello che i genitori facevano allora e fanno ancora oggi. Oggi i genitori vigilano morbosamente sui figli, ne spiano intenzioni e azioni; non vogliono, dicono, che i figli Jicadaoo negli errori in cui essi sono caduti nella loro giovinezza, tentano così una giustificazione alla loro spesso cicca ostilità; da qui però a vietare ai loro figli di partecipare ad una spen– sierata festa di giovanj, ad una saluté\re gita fra amici, ad una proficua riu– nione culturale, ci corre il fiume, si spalanca addirittura l'abisso quando i genitori, come abbiamo dimostrato con una nostra recente indagine, arrivano persino a proibire ai loro figli di scrivere poesie, poesie prevalentemente d'amo– re, chiara manifestazione di follia (20), Ma malgrado l'opposiziollc della famiglia, i sentimenti d'amore si mani– festano in forme più o meno norm:i.li , più o meno pacate, più o meno violcnte, ovunque, sotto tutti i meridianj, a tutte le latitudini, nelle regge e nei con– venti, fra i fratelli laici e i reverendi padri, fra i lama e i bonzi, fra le timide introverse educande e fra gli occhialuti seminaristi di tutte le professioni re– ligiose del mondo. Nella nostra giovinezza - ci si conceda questo ricordo, - ancora studen– ti, abbiamo avuto l'occasione di frequentare a lungo una comunità di monaci basiliani, i fratelli laici avevano tutti la loro ragazza, e ce ne mostravano, trepidi e compiaciuti, i ritratti e lettere infuocate d'amore, brillavano sensual– mente negli occhi lucidi. Versi d'amore e prose di romanzi scriveva uno dei re– verendi padri, li dedicava ad un'esile pinzochera che era assidua frequentatrice del convento; un secondo reverendo padre le lettere d'amore le scriveva ad una donna sposata, moglie cli un pescivendolo, dirimpettaia della sua cella; e c'era di mezzo una relazione intima. Gli altri frati avevano oltrepassato il traguardo de11a sessantina, forse non soffrivano più del male di Cupido, vivevano soltanto di melanconiche reminiscenze. Io, allora, nella mia maliziosa ingenuità di ra• gazzo, mi chiedevo che cosa mai si potessero dire fra di loro, in confessione, quei frati. « Nonum praccepLUm est non desiderabis uxores proximi tui », e tu hai commesso peccato mortale, « si desiderasti la mugleri di altrui, si guar– dasti fimmini et innamurasti cti ilti » (21); i frati dal pulpito cantavano a ve– spero le ]odi della purità di Maria Vergine, facevano eco, cli sotto, i novizi, poi (20) Epperò Salvato1·c Quasnnodo, prcscnt:indo i nostti Giacinti (Educazione del figli del secolo, in Tempo, Milano, n. 32 del IO ;,ig, 1966): « Io rice\·o dai giovanissimi molte lettere e de,·o dire che le !oro ,•od mi arriv:\no da 1an1i luoghi della terra. Dalla Costa Rica mi scrhe un quin– dicenne, dalla Germania e dag:li Stati Uniti gli universitari: nel nome della poesia. della scienza cs.i.tta dell'anima che una certa zona dell'umanità ha sempre cercato di cancellare come dirno. ~tr.izionc di follia •· (21) Ctr. Regole, Costituzioni, etc., Op. dt. 59[
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