Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966
Janna bisognava pur darla, altrimentc i Calanna - ma sentite le perfide sotti– gliezze del Cappuccino! - cosa avrebbero potuto dire di esso Fra Pasquale, che zotico e villano egli era! e perciò il Frate zelante preferisce mettersi al 1·iparo dal giudizio malevolo, continua a scrivere così: « Per non riportare la taccia perpetua d'incivile, vengo adesso con questa mia a pregare Vostra Signoria d'un veridico riscontro per io sodisfarne all'aspettazione del preten– dente». Ed anticipa la risposta che deve essere sì ad ogni costo, la figlia non può nè deve dissentire dal padre, Comu diciii vui bon fattu sarìa!, così rispon– devano i figli timorati ai genitori, le mogli fedeli ai mariti, i nipoti orfani agli zii, l'ubbidienza pronta e cicca, perlnde ac cadaver, non è stata un'inven– zione per le compagnie di Sant'Ignazio, nè per gli eserciti dei Savoia. Nel set– tecento la gerarchia della famiglia gioca il suo gioco duro e dispotico, Fra Pasquale fa appello a quel gioco, lo giustifica persino da un punto di vista morale e religioso: « Non posso mai esprimere - continua infatti il Frate - il genio e il piacere che il pretendente nutrisce con tutti di Sua Casa, per vedere effettuato un tale felicissimo matrimonio; molto più che alla Signo– rina a quest'ora mi persuado che la Celeste Colomba le avrà j}Juminato la mente e infiammato il cuore ad eseguire la volontà del Genidorc ». Fra Pasquale sale ora su! pulpito, ne sale e discende, insinua e sentenzia, persuade e costringe, tenta di violentare la coscienza dell'uomo, forse sarà stato un efficace, se pure verboso predicatore, non sappiamo se fosse davvero convinto di quello che pensava e scriveva, insiste, con spudoratezza, nel met– tere a nudo tutta la miseria cli un'anima ipocrita: « Amico gentilissimo, voi ben il sapete che Iittera non erubescit; onde io svelatamentc Vi dico che tutto da voi dipende; e volendo voi, la Signorina dica sì; e non volendo, la medesima dica no. Quanti congiunti sono stati discordi nel trattarsi un qualche madri– monio! Quanti figli si sono osservati lontani dalla volontà dei Gcnidori! Eppure questi, mostrando il paterno• di loro zelo, i congiunti e i figli hanno aderito a quanto i genidori l'hanno prospettato. Sicchè replico, amico, che il tutto da voi dipende, ed in questo io riposo; motivo per cui ne vivo sicuris– simo di ricevere, con singolare mio piacere, favorevole il riscontro ». La disgraziata lettera termina con i convenevoli, persino coi bag!, • le do mille abbracci e bagi », a noi mille abbracci e bagi sembrano eccessivi, .dal momento che certi commenti :::illa morale cattolica sconsigliano persino i baci della madre al figlio, salvo che il figlio non parta per un lungo viaggio o per la guerra. Ma San Tomm:::iso era stato molto più generoso dei suoi fu– turi commentatori: « Osculum, amplexus, vel tactus, secundum suam ratio– nem non nominant pcccatum mortale. Possunt enim haec absque libidine fieri ve! propter aliquam necessitatem aut rationabilem causam ... ». La lettera di Fra P3squalc è del 25 3prile del 1787. Ad essa il Giudice Don Gaetano ribatte asciutto: 0s bilingue detestor; a questo matrimonio non ha concorso nè concorre il vo1cre di Dio ». La Celeste Colomba, insomma, non aveva illuminato nè il cuore, nè la mente della ragazza. Ma Don Gaetano, robusta figura di giudice e d'illuminato imprenditore 590
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